(di Giorgio Massignan) Al convegno organizzato dal PD sull’emergenza casa in città, l’assessora alla pianificazione territoriale Barbara Bissoli, ha garantito che entro 5 anni saranno messe a disposizione delle categorie più fragili, quali studenti, anziani e lavoratori a basso reddito, 5.500 nuove abitazioni. 

Si tratta di un’ottima idea, ma non posso evitare di chiedermi dove e come l’assessora troverà tutte le migliaia di appartamenti promessi. 

Non sono state mappate e analizzate, in previsione di un uso abitativo con relativa riconversione fisica e funzionale, le caserme e gli altri contenitori dismessi. 

Non si è neppure intervenuti per trovare il modo di utilizzare, almeno in parte, i 17.000 appartamenti vuoti, tra cui molti di proprietà di enti pubblici preposti ad intervenire sull’emergenza casa.  

Dovrebbero essere questi ultimi i primi da recuperare per adeguarli alle normative vigenti e/o ristrutturarli perché in condizioni staticamente insicure. 

Ma dove li trovano 5500 appartamenti?

Ma temo che, come è accaduto nel passato, sarà scelto il metodo più facile e veloce, anche se sbagliato, ricavando buona parte degli alloggi lottizzando la campagna, con relativa espansione della città e consumo di altro suolo agricolo. 

Dove e come trovare 5.500 appartamenti in 5 anni

Ritengo che, invece, sarebbe corretto e in linea con i programmi amministrativi, non consumare altro suolo e rigenerare i vecchi edifici inutilizzati e le tante aree industriali dismesse.

Capisco che risulta economicamente più vantaggioso e semplice costruire il nuovo rispetto al restauro o alla ristrutturazione, ma il costo complessivo da pagare per l’impatto ambientale e paesaggistico, per la salute della collettività e per l’abbassamento della qualità urbana, è certamente più oneroso. 

A Verona, ci sono circa 17.000 appartamenti sfitti e solo una minima parte di questi sono sottoposti a vincoli storici-monumentali che impediscono una veloce e corretta ristrutturazione idonea alle necessità contemporanee. 

La loro rigenerazione dovrebbe essere la strada da percorrere e non quella di nuove lottizzazioni.

All’estero e anche in Italia, ci sono esempi di recupero abitativo nei centri storici con risultati eccellenti. 

Ricordo che a Mantova sono stati utilizzati i fondi europei del PNRR per recuperare delle vecchie dimore nel centro storico da adibire ai ceti meno abbienti e per bloccarne l’esodo. 

Dove e come trovare 5.500 appartamenti in 5 anni

A Bologna, negli anni ’70, l’architetto e assessore Cervellati, recuperò interi isolati per realizzare interventi di edilizia economica popolare, rallentando il processo di abbandono del centro storico. 

Personalmente, dalla fine degli anni ’80 sostengo l’esigenza di una trattativa con il demanio militare per trasformare le caserme centrali in residenze di edilizia economico-popolare e per ospitare gli studenti e le categorie più fragili. 

Ma, per pianificare correttamente il territorio, è necessario avere una chiara idea di città e delle fasi temporali ed economiche ben definite per realizzarla, altrimenti si rischia di optare per scelte disorganiche, finalizzate solo a sé stesse.