Il tumore polmonare rappresenta la prima causa di morte nei paesi occidentali industrializzati e sicuramente in Italia è uno dei principali problemi sociosanitari a causa dell’alta incidenza di questa neoplasia e degli elevati costi delle terapie di ultima generazione.
Si tratta di una patologia molto complessa ed eterogenea dal punto di vista biologico, in prevalenza legata al fumo di sigaretta, da solo responsabile dell’85-90% dei casi. L’arma più efficace per contrastarla resta la prevenzione primaria, ovvero la lotta al tabagismo, efficacemente portata avanti negli ultimi decenni dalla Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori); ciò nonostante, ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 44mila nuovi casi di tumore al polmone e attualmente sono circa 120mila pazienti convivono con questa malattia, con numeri destinati a crescere nei prossimi anni.
Tumore al polmone, il fumo da sigaretta principale responsabile
Nell’ultimo decennio l’avvento nella pratica clinica della chirurgia toracica mininvasiva, chirurgia robotica, della radioterapia stereotassica, delle terapie biologiche a bersaglio molecolare e dell’immunoterapia (che si aggiungono alle terapie più tradizionali), hanno migliorato sia la percentuale di guarigione nei pazienti con malattia in stadio iniziale (prevenzione secondaria) che la sopravvivenza globale e la qualità di vita in sottogruppi di pazienti con tumore polmonare avanzato o metastatico.
Per ottenere i migliori risultati possibili per ogni singolo paziente è necessario recarsi nei centri di provata esperienza per le neoplasie polmonari con alti volumi di attività.
Purtroppo, a tutt’oggi questo non avviene in oltre la metà dei pazienti, spesso per la mancanza di adeguata informazione. Si spiegano così i tassi di sopravvivenza globale a 5 anni ancora insoddisfacenti (16% negli uomini e 23% nelle donne), nonostante le importanti possibilità terapeutiche a disposizione e le enormi risorse finanziarie impegnate dal sistema sanitario nazionale.
Questi sono i dati emersi nei giorni scorsi a Roma dal terzo congresso nazionale promosso dalla Fondazione Fonicap (Forza operativa nazionale interdisciplinare contro il cancro del polmone) e dalla Lilt (Lega italiana per la Lotta contro i Tumori), che ha visto il susseguirsi di nove diverse sessioni scientifiche dedicate alle neoplasie toraco-polmonari.
“Tutto questo non è più eticamente accettabile – afferma il dottor Antonio Santo, presidente di Fonicap e responsabile della Lung Unit dell’Ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda –. Al momento circa il 50% dei pazienti viene gestito in centri sanitari che mancano della necessaria esperienza per quanto riguarda la profilazione biomolecolare e, a volte, anche per la gestione delle tossicità dei farmaci di ultima generazione che vengono somministrati. Ogni singolo paziente deve essere preso in carico solo da team oncopneumologici esperti, con adeguati volumi di attività – sottolinea Santo –. Professionisti sanitari con competenze diverse dovrebbero lavorare insieme nello stesso team come già avviene per il carcinoma mammario. Come le Breast Unit sono una realtà consolidata nell’oncologia italiana anche le Lung Unit devono diventarlo quanto prima – incalza –. Esistono già alcune di queste strutture sanitarie attive nel nostro Paese, fra cui la nostra”.
Tumore al polmone, l’esperienza della LU del Pederzoli
L’Ospedale Pederzoli, infatti, è stato tra i primi in Italia, già nell’aprile 2020, in piena epidemia di Covid, ad aver aperto la strada alla nascita di un nuovo modello dipartimentale funzionale: la Lung Unit per la presa in carico globale del paziente affetto da neoplasia toracopolmonare.
La Lung Unit dell’Ospedale Pederzoli comprende un ‘core team’ costituito dalle unità operative di pneumologia, chirurgia toracica e oncologia toracica, funzionalmente collegato con le unità operative di anatomia patologica, radiologia, laboratorio di analisi, farmacia, anestesia-rianimazione, terapia del dolore e fisiopatologia respiratoria.
In soli quattro anni di attività la Lung Unit del Pederzoli ha prodotto importanti risultati sia dal punto di vista assistenziale, circa 400 nuovi casi negli ultimi due anni con una media di circa 27 pazienti al giorno per terapie e follow up e una media di oltre 90 pazienti operati per chirurgia toracica maggiore, sia dal punto di vista scientifico, tanto da essere indicata recentemente dal Crao (Coordinamento regionale per le attività oncologiche) come un Centro di riferimento regionale per il trattamento del tumore polmonare.
Il progetto di tale modello organizzativo è stato consegnato dal dottor Antonio Santo e dal professor Francesco Schittulli, presidente Lilt, nelle mani del capo di Gabinetto del Ministro della Salute, il dottor Marco Mattei, durante il recente Congresso nazionale tenutosi a Roma presso il Ministero della Salute. L’auspicio condiviso è che a breve possa essere riproposto nelle varie regioni d’Italia, nell’ambito di un progetto del servizio sanitario nazionale finalizzato alla costituzione e alla istituzionalizzazione delle Lung Unit. Come al Pederzoli di Peschiera del Garda.