A margine del convegno che s’è svolto a Pescantina il 6 e 7 dicembre, dal quale è emersa l’importanza di una stretta sinergia fra agricoltura e turismo, L’Adige ha intervistato Paolo Artelio, presidente della Destination Verona Garda Foundation, impegnato nel dare impulso ad una collaborazione sempre più stretta fra questi 2 fondamentali settori della nostra economia.

Agricoltura e turismo. Un business da 12 miliardi

Il suo intervento al convegno di Pescantina ha destato particolare interesse per la visione sinergica che propone fra agricoltura e turismo. Quali sono i dati oggettivi che rendono necessario un rapporto sempre più stretto fra questi due mondi?

«L’Italia – risponde Artelio snocciolando una cifra dietro l’altra- è il paese del mondo che produce più vino, più di 50 milioni di ettolitri all’anno. Ne esporta per 7,8 miliardi di euro. Ci sono 25mila cantine aperte al pubblico che offrono degustazioni e svolgono un ruolo di educazione al bere responsabilmente.
Produce anche 315mila tonnellate all’anno di olio extravergine d’oliva, delle quali 42 certificate DOP e 7 IGP, con numerosissimi frantoi aperti al pubblico.
Abbiamo 5mila prodotti tipici e oltre 300 DOP e IGP.
Ogni anno -continua Paolo Artelio-  arrivano in Italia 15 milioni di turisti enogastrononici che costituiscono il 30% dell’intero incoming turistico nazionale. Nel nostro paese esistono 25mila agriturismi che offrono percorsi ed esperienze enogastronomiche.
Il turismo legato al food&wine vale 12 miliardi di euro all’anno. Mi sembra che questi dati parlino da soli».

Agricoltura e turismo legano il Garda e la Valpolicella

 Lei, oltre a presiedere la DVG Foundation è di Peschiera. E’ quindi un gardesano DOC. Quindi conosce direttamente il territorio. Vale anche e soprattutto per il nostro Lago la sinergia agricoltura/turismo?

«Quanto si necessario sviluppare sempre di più delle politiche agricole e turistiche che si integrano lo si vede soprattutto sul Lago. Ogni anno il Garda registra oltre 25 milioni di presenze turistiche, con un crescente interesse per l’enogastronomia. La fascia veneta del Lago accoglie circa il 40% dei visitatori totali, grazie alla sua offerta ricca e variegata.  1 turista su 4 sceglie il Lago di Garda per vivere esperienze legate al cibo e al vino. Degustazioni, visite alle cantine e ai frantoi, eventi enogastronomici attraggono sia italiani che stranieri.»

Vino, olio, gastronomia sono le prime motivazioni per le quali i turisti scelgono di venire in Italia e in particolare sul Lago?

«A dire la verità la prima motivazione in assoluto rimane quella legata all’ambiente e al paesaggio. Ma subito dopo viene quella legata all’enogastronomia. Sul Lago di Garda – spiega Artelio-  il turismo legato al vino e all’olio e ai prodotti tipici è cresciuto del 15%negli ultimi 5 anni, con oltre 1,5 milioni di visitatori all’anno. Il 70% proviene dall’estero, con una netta predominanza di tedeschi, olandesi e austriaci.
La sponda veronese produce vini di 3 grandi denominazioni: Bardolino DOC, Custoza DOC e Lugana DOC. Ogni anno, le cantine della zona accolgono oltre 1 milione di visitatori, offrendo esperienze che spaziano dalle degustazioni alla scoperta dei processi produttivi. 

E poi c’è anche l’olio…

«L’Olio Garda DOP è un’eccellenza che si distingue per la qualità e il gusto unico. I frantoi del territorio organizzano ogni anno migliaia di tour e degustazioni, attirando un pubblico sempre più attento alla sostenibilità e all’origine dei prodotti. 
Ad ogni modo l’offerta culinaria locale racconta una storia di tradizioni tramandate e innovazioni contemporanee e spazia dai pesci di lago, ai formaggi e ai dolci tradizionali.

Agricoltura e turismo. Un business da 12 miliardi

Insomma, sembra abbastanza chiaro che agricoltura e turismo siano destinati ad andare a braccetto?

«Quello del turismo enogastronomico, cioè legato a doppio filo all’agricoltura, è un segmento vale oltre 2 miliardi di euro con un tasso di crescita annuo intorno al 6%.  La durata media del soggiorno per questi turisti è superiore rispetto ad altri segmenti, attestandosi sui 4-5 giorni, con una spesa media del 20% più alta rispetto agli altri turisti».

E’ però necessaria una programmazione…

«Certo. Bisogna continuare a investire nella valorizzazione del territorio. La DVG Foundation c’ha già pensato. Dobbiamo puntare sulla collaborazione organica fra turismo e agricolture, sulla sostenibilità ambientale esulla digitalizzazione.