(p.d) In Italia, anche se c’è una maggioranza parlamentare che ha approvato l’Autonomia, c’è nel paese, nelle istituzioni, nei poteri dello stato un vasto movimento, probabilmente anche maggioritario, che non la vuole. E fa di tutto perché venga annullata. O attraverso il referendum abrogativo o snaturandola con tutta una serie di modifiche.
Le regioni Puglia, Campania, Tosca a e Sardegna; tutta la sinistra; la maggior parte dei sindacati; varie associazioni di categoria; numerosi comitati di cittadini hanno promosso il referendum abrogativo. E, sotto sotto, i nemici dell’Autonomia si annidano anche nel centrodestra.
La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili alcuni punti della legge e l’ha rinviata in Parlamento; infine la Cassazione ha deciso che il referendum si deve fare lo stesso.
La sentenza dovrà essere confermata dalla Consulta. In caso di parere affermativo l’anno prossimo il referendum si farà.
E allora a chi vuole l’Autonomia non resterà che farlo saltare non andando a votare. La legge infatti prescrive che per essere valido deve raggiungere il quorum del 50%+1 degli aventi diritto. Cosa molto difficile con l’aria che tira. Alle europee l’astensione è stata del 50,21%. E storicamente alle consultazioni referendarie la partecipazione al voto è molto più bassa.
Va da sé che per battere la manovra che vuole bloccare l’Autonomia basterà non andare a votare.
Di questa opinione è anche Zaia, che fra tutti e il leader politico che più si è speso per ottenere e che ha già dichiarato che, in caso il referendum venisse confermato, farà campagna per il non voto. Una tattica, questa, che spaventa molto coloro che l’hanno promosso perché sanno benissimo che sarà per loro quasi impossibile portare alle urne il 50%+1 degli elettori.
I nemici dell’autonomia sono dappertutto
Ed a fronte di questa constatazione già si cominciano a profilare le posizioni. C’è già chi chiede di fare una legge in fretta e furia per abbassare il quorum al 40%, che sarebbe come cambiare le regole durante la partita, o chi, come La Russa, anticipa già che andrà a votare. Lo dice come presidente del Senato o come uno dei leader più mi portanti dio Fratelli d’Italia? Nel primo caso la sua presa disposizione potrebbe avere una giustificazione ‘istituzionale’. Nel secondo potrebbe essere una specie di invito agli elettori della Meloni a contribuire ad affossare l’Autonomia. Una pericolosa spaccatura all’interno della maggioranza di governo.