(di Federico Dal Cortivo) Non passa giorno che le cronache ci dilettano con fatti legati alla microcriminalità, che più impatta sul quotidiano degli italiani di Verona, quasi sempre espressione dei clandestini che arrivano da ogni dove.

Teatro di questi fatti: la stazione, spesso terra di nessuno, con il piazzale antistante; per non parlare del centro storico, dove dopo una certa ora è meglio non avventurarsi o di zone oramai off limits come Veronetta; poi gli autobus dell’Atv, dove si rischiano aggressioni e molestie sessuali; il Pronto Soccorso, dove avvengono aggressioni al personale e danni materiali ad opera di stranieri che per grazie ricevuta possono accedere alle cure e distruggere le strutture mediche che noi ci siamo pagati; infine risse e danneggiamenti come i recenti fatti di San Bonifacio insegnano e parchi giochi sotto scacco dei teppisti.

Sicurezza a Verona: manca la volontà

Che la situazione sia sfuggita di mano a Verona e Provincia è oramai palese a chi vuol vedere senza paraocchi di comodo e distorsioni ideologiche. Che lo Stato ed i suoi rappresentanti siano inesistenti lo è altrettanto. Il controllo del territorio e la sicurezza dei nostri connazionali, che dovrebbe rientrare tra i primi compiti di uno Stato con la S maiuscola, non esistono, se non per sporadici quanto inutili blitz delle forze dell’ordine, un tanto per….per dare l’impressione che qualcosa si fa, ma poi spenti i riflettori dei media tutto torna come prima. 

Il prefetto di Verona, che dovrebbe rappresentare lo Stato sul territorio non proferisce parola sulla reale situazione dell’ordine pubblico, quando invece dovrebbe alzare i toni e pretendere azioni radicali e continuative da parte dei vertici delle forze di Polizia-Carabinieri e Guardia di Finanza. 

Il sindaco Tommasi e il suo assessore alla “sicurezza(?)” si limitano ad ignorare i fatti o al massimo aggiungono telecamere ad altre inutili  telecamere e punti luci, misure risibili da “paese dei balocchi”, visto che per la microcriminalità predatoria di essere ripresa o illuminata poco importa. Certo hanno introdotto il “controllo del vicinato”, una trovata degna dell’assessore Zivelonghi che ha così scaricato la responsabilità della sicurezza ai cittadini, con la signora Maria e il signor Giacomo, che  tra una capatina in farmacia ed una all’osteria vigilano con fermezza i nostri quartieri. 

A Verona 130 agenti in più. Ma non è vero che in Italia mancano le forze dell’ordine

E intanto mancano uomini e risorse si continua a ripetere retoricamente …non abbiamo i mezzi, ecc. E allora il prefetto le chieda a gran voce al  ministro Piantedosi che da poco è venuto a Verona non sappiamo bene alla fine con quali risultati tangibili sul territorio, visto che tutti sono rimasti al loro posto, quando invece vista la situazione di degrado ci si sarebbe aspettato più di un avvicendamento nei ruoli apicali della sicurezza. Chieda pure al governo interventi legislativi che comportino un innalzamento delle pene minime, come spesso sottolineato dal Procuratore Capo di Napoli Gratteri, che farebbero sì che i delinquenti restino in galera e non a piede libero. Poi l’espulsione immediata per gli stranieri che delinquono e la chiusura delle frontiere, già sempre promesse ad ogni tornata elettorale ma mai attuate. 

Sicurezza a Verona: manca la volontà

Per quanto riguarda gli uomini disponibili, la cui scarsità è sempre stata la giustificazione del non fare, i dati forniti dal OCPI Osservatorio Conti Pubblici Italiani che cita Eurostat e Ministero dell’Interno ci dicono che “se confrontata ad altri Paesi, l’Italia presenta un numero di agenti ogni 100.000 abitanti molto alto, 397 nel 2022. Siamo al settimo posto su 27 Paesi dell’Unione europea e siamo primi tra i Paesi più grandi come Francia 359 , Spagna 380 e Germania 311. Dati più aggiornati del Ministero dell’Interno suggeriscono che il numero di agenti per 100.000 abitanti sia salito a 415 nel 2024, anche se saremmo ancora lontani dal livello di 10 anni fa (460 agenti)”.

Quindi mancano agenti? Non sembrerebbe, eppure “non si vogliono o sanno impiegare operativamente sul territorio in modo radicale”, nel primo caso sarebbe grave, nel  secondo invece è quello che servirebbe. Più della quantità, conta la qualità con  personale deciso, motivato, ben inquadrato, regole d’ingaggio senza tanti lacci e lacciuoli e sapientemente comandato, così da fungere da deterrente anche alla  sola vista della divisa da parte del delinquente. 

Sicurezza a Verona: manca la volontà

Anni fa l’allora ministro dell’Interno Pisanu varò la figura del poliziotto/carabiniere di quartiere o di prossimità, anche Verona beneficiò di questa iniziativa ben accolta nei quartieri. A livello nazionale raggiunsero il numero di 3700 uomini e donne,  poi passato Pisanu non se ne fece più nulla ritornando al solito pattugliamento mobile in auto, che per capillarità  non è certo paragonabile alla presenza delle divise sul terreno che sono un ottimo deterrente e riescono a stabilire un rapporto diretto con gli abitanti dei quartieri.  

Per quanto riguarda la “Politica”, quella vera che fa gli interessi dei nostri connazionali, è assente su tutta la linea. Si occupa di tutelare chi compie abusi d’ufficio e limitare le intercettazioni o l’uso dei trojan per i colletti bianchi, e colpire chi si oppone alla moda Lgtb o ha un cimelio del ventennio in casa, tutta presa a mantenere posizioni di rendita a vita.

Sicurezza a Verona: manca la volontà

Si guarda bene dall’intervenire in modo radicale per tutelare la sicurezza dei nostri connazionali, le leggi non vengono aggiornate alla realtà della situazione, la sicurezza del territorio viene vista quasi con fastidio da questi politicanti, del resto colpisce il Popolo e non lor signori che vivono nel loro mondo. Si prosegue così con lo stesso andazzo, che alla fine rende chi non denuncia il degrado sociale che ci circonda, complice di tutto questo. Non vi è mai stata veramente e non vi è tutt’ora nessuna volontà di contrastare radicalmente questa deriva, cambiano i governi, cambiano le facce, ma non cambia la sostanza. 

(foto: fonti Polizia di stato e Ferrovie dello Stato)