Il 2024 si chiude con dati allarmanti per Verona, che si conferma la provincia con il maggior numero di morti sul lavoro in Veneto e la quinta a livello nazionale. La situazione è aggravata da un mercato del lavoro sempre più anziano, come sottolineato dal segretario generale di Cisl Verona, Giampaolo Veghini, che invita il Prefetto a promuovere un confronto per intensificare gli sforzi nella prevenzione e affrontare l’invecchiamento della popolazione lavorativa attraverso politiche sui flussi migratori.

Tre cifre definiscono il mercato del lavoro veronese nel 2024: 1638.000 e 2,9.

  1. 16: il numero di infortuni mortali registrati in provincia, con un’incidenza di 25,3 morti ogni milione di occupati. Sebbene inferiore rispetto ai 32 decessi del 2023, Verona rimane la provincia veneta più colpita.
  2. 38.000: i lavoratori che mancheranno da qui al 2033, risultato di un saldo negativo tra ingressi e uscite dal mercato del lavoro.
  3. 2,9: il tasso di disoccupazione, che resta basso grazie a una domanda di lavoro superiore ai livelli pre-pandemici.

Nel corso dei primi nove mesi del 2024, sono state denunciate 10.139 infortuni non mortali, il numero più alto tra le province venete.

“I dati evidenziano la necessità di intensificare gli sforzi per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro”, afferma Veghini. “Chiediamo al Prefetto di aprire un confronto per mettere in campo ulteriori sforzi, come l’impiego dei nuovi Ispettori Tecnici del Lavoro non solo in attività di vigilanza, ma anche di supporto agli RLS e alle figure aziendali coinvolte”.

L’invecchiamento della popolazione lavorativa è evidente: la percentuale di occupati over 45 è passata dal 41,2% nel 2012 al 56% nel 2024. Questo fenomeno, unito al calo demografico, porterà entro il 2038 a una carenza stimata di 53.000 lavoratori potenziali.

“Negli ultimi vent’anni, la tenuta della popolazione in età lavorativa è stata garantita dall’aumento della popolazione straniera”, spiega Veghini. “I flussi migratori rappresentano una risorsa da gestire in modo realistico e oggettivo”.

Il 2024 registra un rallentamento della crescita occupazionale nel settore industriale, con un impatto significativo nel comparto metalmeccanico e nel made in Italy. Tuttavia, l’elevato ricorso alla cassa integrazione ha mitigato gli effetti sul mercato del lavoro. I comparti tessile-abbigliamento, concia e calzature mostrano un aumento dei licenziamenti economici, pur rimanendo sotto i livelli pre-pandemici del 2019.