(di Daniela Scaccabarozzi) L’entusiasmo per le imminenti festività di fine anno sta per riversare sulle nostre tavole un enorme quantità di bollicine: champagne prestigiosi, Franciacorta d’autore, preziosi Trento DOC, fino ad arrivare ai Blanc de Noirs d’Oltrepò, ma perché non provare almeno una volta uno spumante definito “minore”?
Le loro uve sono Cortese, Durella, Caprettone, Nerello Mascalese, Raboso, solo per citarne alcuni. Vitigni poco conosciuti ai più, ma noti soprattutto a una ristretta fascia di addetti ai lavori, eppure recenti protagonisti della rinascita delle bollicine che sta rivitalizzando il settore.
La voglia di bollicine fini, è infatti una delle poche tipologie in crescita su un mercato altrimenti intorpidito dalla recessione economica che ha spalancato le porte del Metodo Classico a nuovi interpreti e a nuovi territori. Oggi si producono infatti spumanti di qualità ovunque, non solo nelle zone sopra citate, ma persino in regioni fino a ieri tutt’altro che competenti, per storia e territori, in materia. Secondo le stime dell’Osservatorio del Vino, la produzione degli spumanti italiani nel 2024 supererà l’atteso traguardo del miliardo di bottiglie.
Bollicine, 355 milioni di bottiglie italiane stappate: è record
Tra Natale e Capodanno in Italia e nel resto del mondo si stapperanno 355 milioni di prodotto (in crescita del 7% sul 2023), un nuovo record che dimostra la forza di una tipologia refrattaria a crisi economiche e difficoltà strutturali del settore. Nel dettaglio, i consumi di bollicine tricolori si concentreranno soprattutto all’estero con 251 milioni di pezzi (+ 9% vs 2023) e 104 milioni in Italia (+ 2%).
Osservando gli ultimi dati Istat con saldo al terzo trimestre di quest’anno, le bottiglie dirette all’estero (528 milioni), per la prima volta, supereranno quelle di rossi e rosati (524 milioni) e si allungheranno ulteriormente sui bianchi (460 milioni).
L’Italia si sta affermando quindi sempre più come un Paese a vocazione spumantistica, una reputazione costruita grazie a una forte e costante crescita della produzione negli ultimi vent’anni. Anche gli innumerevoli spumanti ricavati da vitigni autoctoni hanno saputo dare il loro contributo, rilanciando le rispettive aree territoriali di appartenenza e le loro specificità enologiche.
Si parla, chiaramente, di una percentuale modesta dei milioni di bottiglie aperte in tutto il mondo durante lo scorso anno. Eppure gli “sconosciuti” stanno vivendo un momento di straordinario splendore, protagonisti di una narrazione fatta di territorio, dedizione e identità, dove assumono il ruolo di nuovo segmento produttivo.
Moda, migrazioni del gusto, crescita culturale, tendenza cocktail: i motivi principali potrebbero essere questi, ma finché le cantine dei produttori si svuotano spesso a stagione ancora in corso, nessuno ritiene opportuno approfondire ulteriormente la tematica.
E dire che fino a qualche tempo fa vendere una bottiglia di Erbaluce o Vermentino spumantizzato era un’impresa decisamente faticosa. Si trattava spesso di curiosità enologiche, prodotte da pochi appassionati più per sfida che per convinzione, nonostante le tradizioni testimoniassero interesse fin dalle origini del fenomeno. Vini che raramente uscivano dai confini regionali, a volte nemmeno da quelli provinciali e che invece adesso stanno conoscendo apprezzamento e, si può dirlo per prodotti distribuiti in poche migliaia di pezzi, notorietà.
Ma c’è già stato chi, parecchi anni fa, ha creduto che gli spumanti “di nicchia” potessero dire la loro e reggere il confronto con quelli più decantati d’Italia.
Per questo molti produttori hanno creduto nelle potenzialità delle loro uve da declinare nella versione spumantizzata, perché un territorio come quello italiano può esprimere anche nelle bollicine un’originalità autentica data dai vitigni autoctoni, accantonando invece quelli internazionali con i quali già si misurano i prodotti più noti del settore, rappresentando così un’alternativa aromatica da affiancare a questi ultimi, che da anni stanno dando sempre più vigore a questa tipologia.
Vero è anche che molti produttori si sono dedicati allo spumante per completare la gamma da offrire alla loro clientela, ma ciò non toglie che si tratta comunque di una chance a cui non rinunciare, soprattutto quando si ottengono degli ottimi risultati, reinventando sapori e sfumature. E per rivalutare, vitigni e vini conseguenti di modesto appeal sugli appassionati.
Le bollicine diventano quindi uno strumento a disposizione del vignaiolo per sfruttare fino all’ultimo tutte le possibilità, spesso con buoni, se non ottimi riscontri. L’obiettivo finale rimane allora quello di stupire o attirare l’attenzione su scenari lontani dai panorami consueti, valorizzando i vitigni locali, sia di quelli più diffusi, ma anche di quelli minori o di possibile recupero, distinguendosi così in un mercato sempre più competitivo. Le storie del territorio diventano infine un valore aggiunto, un racconto che accresce l’esperienza del consumatore, attribuendo ulteriore pregio al prodotto finale.
Bollicine, nove protagonisti autoctoni per uscire dal coro
Orsolani
Caluso Spumante Brut Cuvée Tradizione 1968 2018 – Erbaluce 100% – 60 mesi sui lieviti
Naso: bouquet complesso, alterna camomilla, fieno essicato, lievito, agrumi, pera e uno sbuffo di erbe aromatiche e balsamiche insieme.
Bocca: il profilo gustativo spicca per freschezza, mineralità e sapidità, con ritorni di camomilla e nota mielata sul finale. Buona persistenza.
Colonnara
Verdicchio dei Castelli di Jesi Spumante Dosaggio Zero Luigi Ghisleri Cuvée del Presidente 2018 – Verdicchio 100% – 54 mesi sui lieviti
Naso: garbato e minerale, con fini afflati di ananas, pesca ed erba essicata. Sullo sfondo, lievi note di camomilla e frutta secca.
Bocca: al gusto è di grande equilibrio, supportato da una vivace freschezza.
Cecchetto
Rosa Bruna Brut 2014 – Raboso Piave 100% – 120 mesi sui lieviti
Naso: esordio con idee agrumate (arancia in primis) e fragoline di bosco, seguite da tocchi di ciliegie sciroppate.
Bocca: la delicata cremosità caratterizza un assaggio equilibrato, di grande freschezza e incisiva sapidità, su rimandi di arancia.
I sabbioni
I Sabbioni Dosaggio Zero 2020 – Sangiovese 100% – 30 mesi sui lieviti
Naso: espressivo nei fragranti profumi di lievito, essenze di ananas, pesca gialla, fiori di campo essicati; sul finale emergono note mielate e leggermente gessose.
Bocca: sorso rotondo, in equilibrio grazie al contributo della freschezza e della delicata sapidità. Chiusura asciutta con tracce citrine sul finale.
La Baia del Sole
Giulio F.56 Extra Brut – Vermentino 100% – 24 mesi sui lieviti
Naso: opulento e ammaliante, si apre su ricordi di frutta tropicale, pesca matura, uvetta sultanina, panettone, gelsomino, vaniglia, poi rimandi a miele, rosmarino e pietra focaia.
Bocca: al palato emergono la struttura e l’equilibrio ben armonizzato tra la morbidezza, l’intensa freschezza e la sapidità.
La vivace cremosità lascia la bocca pulita e allunga la leggera persistenza speziata.
Murgo
Murgo Extra Brut 2016 – Nerello mascalese 100% – 70 mesi sui lieviti
Naso: regala un corredo olfattivo raffinato in un contesto di mineralità gessosa e agrumata. Il secondo atto apre il sipario su frutta tropicale, pesca gialla e una leggera sfumatura di nocciola.
Bocca: la componente fresco-sapida dona al sorso brio, eleganza e buon equilibrio, accentuato da ritorni agrumati e mielati insieme.
Antonelli
Spoleto Trebbiano Spoletino Spumante Dosaggio Zero 2020 – Trebbiano spoletino 100% – 24 mesi sui lieviti
Naso: aristocratica intensità all’olfatto, una ricchezza declinata in sottili sentori di pane, erbe aromatiche, talco, tiglio, camomilla, per poi virare su melone, frutta tropicale e pompelmo.
Bocca: assaggio intrigante e decisamente saporito, in cui si delinea una buona freschezza, accompagnata da una stuzzicante e lunga progressione speziata.
Casa Setaro
Pietrafumante Spumante Millesimato Brut 2020 – Caprettone 100% – 30 mesi sui lieviti
Naso: una netta matrice salmastra timbra l’incipit, seguito da agrumi, erbe aromatiche, fiori gialli e una delicata nuance di pasticceria.
Bocca: al gusto esibisce grande coerenza, con una beva minerale profonda e vivace, donando una lunga e raffinata nota iodata.
Dal Maso
Lessini Durello Pas Dosé Cuvée Serafino Riserva 2017 – Durella 100% – 80 mesi sui lieviti
Naso: suggestivi richiami floreali e fruttati (mela, cedro), si alternano a cenni di pasticceria secca e toni balsamici.
Bocca: la sinergia tra l’intensa freschezza e la fine sapidità incanta il palato, mostrando al contempo profondità e grande classe.