( di Giorgio Massignan) La Giunta comunale di Verona è arrivata a metà del suo mandato e sta per presentare il documento, probabilmente, più importante di un’amministrazione comunale, il PAT (Piano di Assetto Territoriale).
Pat. La posizione della Giunta Tommasi
L’assessora alla pianificazione territoriale, Barbara Bissoli, coadiuvata dai suoi esperti, ha fatto intendere che nel nuovo strumento urbanistico saranno presenti la Complanare Nord con il Traforo delle Torricelle per collegare la Valpantena e la zona orientale con quella a nord della città; la strada di Gronda per facilitare le comunicazioni tra Verona sud, la Marangona e il Quadrante Europa con il casello autostradale di Verona nord; una Medianina per congiungere la parte est con quella sud; e il prolungamento della Transpolesana 434 fino a Basso Acquar.
L’assessora ha affermato che, con il filobus, il traffico privato a motore diminuirà di almeno il 40%. Ma, secondo alcuni esperti, il filobus avrà una capacità di carico inferiore agli attuali maxibus e, senza un sistema della mobilità che assicuri una razionale interconnessione tra il trasporto pubblico e quello privato, oltre ai collegamenti tra le zone residenziali e le stazioni del mezzo pubblico, sarà difficile che il filobus possa togliere il 40% al trasporto privato a motore.
Sempre l’assessora ha poi sostenuto che, per risolvere il problema casa, entro qualche anno, il comune avrebbe trovato 5.500 nuovi alloggi. Non ha spiegato dove e come.
Ma, oltre ai contenuti, non apprezziamo neppure il metodo utilizzato per definire il nuovo PAT. Anziché attuare, come si sperava, un sistema di pianificazione partecipata, l’assessora ha preferito quello delle decisioni fatte ascoltare al pubblico nelle circoscrizioni, con la possibilità di fare delle osservazioni, difficilmente prese in considerazione.
Soprattutto, ci risulta sbagliato aver deciso di approvare una delibera importante per l’assetto del territorio come quella della Marangona, mentre si stava elaborando il PAT.
Pat. La posizione dell’Associazione Barbieri
In questi giorni, l’associazione Barbieri, composta da vari esperti coordinati dall’architetto Caleffi, in un documento denominato “La Diagonale e il Baricentro”, ha presentato una propria ipotesi di PAT, dove, in estrema sintesi, si prevede anche un nuovo disegno della mobilità:
“…una strada diagonale che da Nord-Ovest tocca l’area della Stazione ferroviaria ed arriva a congiungersi con la Transpolesana-SS434 e l’individuazione di un baricentro della città con la Stazione Alta Velocità, un Polo scolastico superiore e un Polo servizi amministrativi. Passante/Traforo delle Torricelle reso ancor più urgente dagli ingombri della filovia sull’asse di via Mameli-Ca’ di Cozzi… di aprire il sistema delle connessioni fra città nord e città sud attualmente ridotte al solo e insufficiente cordone ombelicale di V.le Piave, … di qui la proposta di una Diagonale urbana che proseguendo la penetrazione in città della Transpolesana-SS.434 distribuisca i flussi provenienti da sud-est su Basso Acquar-Viale Piave-Bretella di VR nord-via Scopoli fino alle rotatorie di via S. Marco/via Curiel, servendo la Stazione dell’Alta Velocità, il nuovo polo funzionale e dei servizi denominato Baricentro e proposto con il Parco urbano denominato Central Park nell’area da dismettere delle FS… ripristinando il sottopasso ferroviario inopportunamente archiviato…”
Inoltre, propone che nel 50% della Scalo Merci della Ferrovia siano ospitati alcuni degli istituti scolastici superiori, gli uffici pubblici e uno studentato, mentre nel rimanente 50% sia realizzato un parco pubblico.
Da evidenziare che sia nei piani degli ex sindaci Flavio Tosi e Gabriele Sboarina di centrodestra, che in quelli dell’attuale sindaco Damiano Tommasi, compaiono alcuni progetti sulla mobilità.
Con diverse lunghezze e uscite, viene proposta la complanare nord con il traforo della collina. Nell’attuale giunta è stata resuscitata la Mediana e la strada di Gronda; mentre il progetto del filobus è stato deciso da Tosi a spese della metrotramvia di superficie, confermato da Sboarina e realizzato da Tommasi.
Nelle scelte d’uso e nella gestione del territorio, tra le amministrazioni di centrodestra e quella di centrosinistra, sinora, non si sono notate grandi differenze.
Il modello di sviluppo è simile, lo prova la votazione, quasi all’unanimità, sulla Marangona.
Pat. La posizione di Massignan-Verona Polis
Noi di Verona Polis, in brevissima sintesi, avremmo voluto che:
1) Durante la stesura del PAT il territorio non fosse stato oggetto di interventi importanti per l’equilibrio del proprio assetto.
2) Venisse bloccato il consumo di suolo e rigenerato il patrimonio edilizio non utilizzato.
3) Venissero mappate tutte le aree e gli edifici dismessi per valutare quali risposte avrebbero potuto offrire alle richieste della collettività.
4) Si fossero definite le destinazioni d’uso degli edifici e delle aree dismesse da rigenerare per rispondere alle necessità abitative, economiche e delle attività universitarie.
5) Per il centro storico si fosse iniziato un processo di incremento abitativo, regolando le destinazioni ricettive e l’eccessivo consumo turistico. Condivisibile la chiusura delle finestre nella ZTL. Veronetta, Borgo Trento, Cittadella, Valverde, San Bernardino e San Zeno, dovrebbero diventare Zone a Traffico Limitato.
6) Venisse bloccato il Piano Folin e ogni altro piano particolareggiato presentato dai privati, quando dovrebbe essere un preciso diritto-dovere dell’ente pubblico.
7) Non fossero più applicate le deroghe con discutibili giustificazioni di pubblica utilità.
8) Fosse considerato il sistema del verde come l’asse portante della pianificazione territoriale.
Si dovrebbe iniziare da un Anello Verde, lungo oltre una trentina di chilometri, realizzato sulle aree agricole non edificate, che congiungerebbe i forti austriaci extra moenia, da quello di S. Caterina, a quello di S. Procolo. Da questo anello partirebbero dei raggi verdi che, con percorsi ciclo-pedonali, sfruttando anche i sentieri campestri esistenti, si allaccerebbero al sistema radiale dei percorsi per collegarsi e comunicare con le aree a parco e piantumate come il proposto Scalo Merci della Ferrovia, la Spianà, il parco dell’Adige nord e sud, quello delle mura e della collina.
9) Venisse progettato un sistema della mobilità che prevedesse un nuovo e diverso modello dei trasporti urbani, privilegiando quelli pubblici e quelli cosiddetti dolci, rispetto a quelli privati a motore. Il progetto del filobus non sarà certamente in grado di rispondere con i tempi e l’efficienza del sistema a metrotramvia, ma perché non sia solo dannoso, sarà necessario realizzare i collegamenti tra le sue fermate e le aree limitrofe oltre ai borghi residenziali della città.
Inoltre, andrebbero analizzati i diversi attrattori di traffico e le ore di maggior intensità dei flussi nelle arterie che li servono, per programmare un eventuale loro spostamento e/o differenziare le aperture e le chiusure degli stessi.
Oltre al filobus, andrebbero realizzati dei parcheggi scambiatori automobile/mezzo pubblico, per evitare che il traffico privato a motore si concentri nelle arterie confinanti al Centro Storico.
10) Fosse realizzata una cittadella dei musei, con l’intero Castelvecchio quale sede del museo delle arti visive e con l’Arsenale destinata a ospitare il museo di Scienze Naturali.
11) Si valutasse l’ipotesi di un traforino breve, che possa ospitare anche una linea di trasporto pubblico, per collegare Borgo Venezia con Borgo Trento e la zona dell’Ospedale. In questo modo sarebbero liberate Veronetta e la collina dal traffico di attraversamento e tutta l’area di fronte al Teatro romano potrebbe essere riqualificata.
12) Si verificasse l’opportunità di spostare nell’area dell’ex Seminario di San Massimo alcuni degli attrattori di traffico che si concentrano nelle aree contigue al Centro Storico.
13) La scelta sull’uso degli immobili del demanio militare e degli enti pubblici come le Ferrovie, dovrebbero essere definiti dai piani urbanistici decisi dalla Pubblica amministrazione che, in quel modo, acquisterebbe una maggiore forza contrattuale.
14) Evitare di demandare solo alle “Manifestazioni d’Interesse” del PI (Piano degli Interventi), le scelte sulle destinazioni d’uso del territorio, ma definirle già nel PAT, per non realizzare una città scollegata e disorganica.
15) Ci si coordinasse con i Comuni contermini per la pianificazione degli impianti produttivi e logistici, per evitare competizioni nocive per gli assetti territoriali e causa di altro consumo di suolo.
16) Si fosse andati sin dall’inizio della nuova amministrazione in Regione per modificare le scelte del PAQE (Piano d’Area Quadrante Europa), realizzato in anni in cui le condizioni sociali, economiche e urbanistiche erano ben diverse dalle attuali.
Valutando le diverse ipotesi, quelle della assessora Bissoli e dell’Associazione Barbieri, ipotizzano un’organica struttura urbana, legata ad un concetto di sviluppo che consuma altro territorio e che ricorda il periodo della ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale, un periodo ben diverso dall’attuale.
Noi di Verona Polis, abbiamo un’idea di città, alternativa a quella legata ad un continuo sviluppo che significa continuo consumo di territorio. Un’idea di città basata sulla salute e sulla qualità urbana.