Nel terzo trimestre 2024 l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al -2,3% (-6,3% nello stesso trimestre del 2023).
Negli ultimi 3 mesi del 2024 “‘incidenza del deficit delle Amministrazioni Pubbliche sul Pil migliora sensibilmente” calando dal -6,3% dello stesso trimestre 2023 al -2,3% dell’anno appena concluso. Lo comunica l’Istat. Un dato positivo che elaborato da un ente terzo, non dal governo, e quindi degno di fede.
Sempre nello stesso periodo di riferimento il reddito disponibile delle famiglie è aumentato dello 0,6% e i consumi dell’1,6%. In proposito l’Istat osserva che “il potere d’acquisto delle famiglie, pur segnando uno sviluppo più contenuto rispetto ai periodi precedenti, risulta in crescita per il settimo trimestre consecutivo”.
7 trimestri significa 21 mesi. Siccome il governo Meloni è insediato da 25 mesi non ci vuole molto a calcolare che i tempio del miglioramento indicato dall’Istat coincidono perfettamente con l’esecutivo del destra-centro. Anche non volendo pensare ad un nesso causa-effetto bisogna riconoscere che c’è quantomeno una coincidenza temporale che è difficile attribuire al caso o alla contingenza internazionale che invece è sicuramente negativa.
Sempre l’Istat osserva che “la propensione al risparmio diminuisce congiunturalmente, ma in termini tendenziali prosegue il suo sentiero di crescita”. Questa “è stata pari al 9,2%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali sul trimestre precedente”.
Unico dato negativo, che è in controtendenza e non conferma quelli che sono gli intenti dichiarati dal governo è la pressione fiscale che nell’ultimo trimestre del 2024 “è stata pari al 40,5%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.