(di Alberto Ballestriero*) Gli organi d’informazione locali negli ultimi giorni hanno dato grande risalto alle previsioni del documento preliminare del PAT (Piano di Assetto del Territorio) approvato dalla Giunta comunale lo scorso dicembre. Questo documento a mio parere mentre è abbastanza dettagliato nel definire il “telaio infrastrutturale”, peraltro abbastanza contestato, appare contraddittorio quando non rimane nel vago, quando descrive il cosiddetto “telaio ecologico-ambientale”.

A partire dalle premesse a pag. 10, si legge che la nuova strategia urbanistica deve essere: “ incentrata sulla riqualificazione diffusa della città e sulla rigenerazione dei tessuti urbani esistenti; un progetto che sappia coniugare fattibilità economica ai principi della sostenibilità e che sappia esprimere progettualità integrate volte al contenimento del consumo di suolo”.  Una dichiarazione d’intenti pienamente condivisibile soprattutto per quanto riguarda il “contenimento del consumo di suolo” che come un mantra viene ripetuto decine di volte in tutto il documento. Peccato che mentre venivano elaborati questi concetti il Consiglio Comunale stabiliva di dare il via ad insediamenti logistici sull’area agricola della Marangona di 150 ha a sud della città evitando con cura la rigenerazione dei tessuti urbani esistenti.

A proposito dell’Adige definito “spina dorsale di un sistema di parchi che si legano al tema dell’acqua” a pag. 41 si legge ancora: “Parallelamente alla revisione della strumentazione urbanistica in atto si è avviata la redazione del Piano Ambientale del parco dell’Adige, nella prospettiva dell’istituzione del Parco ai sensi della L.R. 40/1984, con l’obiettivo di tutelare, valorizzare e riqualificare gli ambiti del fiume, salvaguardare l’ecosistema, in termini di naturalità e biodiversità, promuovere le relazioni con la città, valorizzare attività di agricoltura urbana, un parco anche luogo di aggregazione e socializzazione” Qui ci si chiede come si coniugano queste lodevoli affermazioni con l’intervento previsto al Nassar di Parona che prevede la lottizzazione di 70.000 mq di area agricola, per residenze, uffici, negozi di vicinato e spazi per servizi, racchiusa tra l’Adige e la strada Statale 11 in un’area che costituisce zona di esondazione naturale del fiume. Altro che valorizzazione dell’agricoltura urbana!

Il sistema del verde nel nuovo PAT tra annunci e realtà

Per quanto riguarda i nuovi parchi a pag. 43 si afferma che: “Nell’ottica di costruzione di una rete verde, un’altra strategia è individuare nuove aree da rigenerare e convertire in spazi verdi, parchi pubblici, orti urbani, riqualificando e rigenerando i terreni urbani in aree industriali dismesse o obsolete” senza peraltro accennare minimamente quali saranno queste aree da convertire. E più avanti a proposito dell’ex Scalo Merci a pag. 43 si dice che: ” oltre a svolgere un’importante funzione di riequilibrio ecologico all’interno di un più vasto ed articolato sistema del verde urbano, ospiterà attività ricreative, servizi ed attrezzature per lo sport ed il tempo libero, in un quadro di sostenibilità tecnico-economica complessivo;” Ottime intenzioni, ma che purtroppo lasciano spazio alla più ampia discrezionalità sulla quantità e qualità e delle nuove edificazioni.

A proposito dei Forti asburgici e della cintura agricola a pag.44 si legge che “Le aree agricole entrano a fare parte del telaio ecologico ambientale, creando una potenziale cintura verde intercomunale a sud della città come zona di transizione ecologica che gioca un ruolo fondamentale come matrice di collegamento tra i comuni della cintura veronese e gli ambiti a più elevata valenza ambientale presenti sul territorio comunale. Il Parco dei forti s’inserisce proprio in questo territorio”. Anche qui dichiarazioni di principio importanti, ma che lasciano il tempo che trovano se non viene detto chiaramente che la cintura verde, perché abbia un futuro e un senso, deve essere da subito individuata, valorizzata e vincolata.

Il sistema del verde nel nuovo PAT tra annunci e realtà

Questi sono solo alcuni riferimenti contraddittori rilevati nel Documento Preliminare del PAT che hanno attinenza con il verde urbano, ma in sostanza si nota che in tutto il Documento si evita qualsiasi riferimento sia al vigente “Regolamento Comunale per la tutela e l’incremento del verde pubblico e privato”sia allo strumento che detto Regolamento promuove: Il Piano del Verde, che rappresenta l’atto fondamentale per il potenziamento del verde pubblico.

Peraltro il documento preliminare del PAT cita giustamente in diverse parti come fonte scientifica l’ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e Difesa Ambientale) ma non viene riportato l’ultimo documento edito da questo istituto: “I Piani comunali del verde: strumenti per riportare la natura nella nostra vita?”.

Dal 2021 a oggi ben 12 capoluoghi di provincia si sono dotati deI Piano del Verde: Torino, Vercelli, Pavia, Bolzano, Padova, Parma, Bologna, Matera, Rovigo, Forlì, Livorno e Avellino e altri come Bergamo, Brescia, Firenze, Pesaro, Rimini, Mantova, Trento hanno avviato il percorso di redazione. L’ISPRA analizza 10 di questi piani, diventati parte integrante della programmazione urbanistica, dove “i sistemi verdi diventano il perno di una nuova concezione dello sviluppo urbano che – attraverso il concetto dei servizi ecosistemici– è in grado di coniugare la tutela della biodiversità con la promozione della salute e del benessere, la rigenerazione urbana con il contrasto ai cambiamenti climatici, la tutela del paesaggio e la riduzione del consumo di suolo con la qualità della vita e la giustizia sociale”.

*Vice presidente di Verona Polis