Citrobacter caso chiuso. La Procura di Verona ha deciso di non ricorrere in appello dopo il proscioglimento a dicembre da parte del Gip dei 7 indagati tra medici e dirigenti ospedalieri e di chiudere così il procedimento giudiziario.

A causa del batterio allOspedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento erano morti 4 neonati, un centinaio erano stati contagiati e 9 rimasti disabili. Di tutti questi casi però il Gip aveva ritenuto che gli operatori sanitari sarebbero stati imputabili solo per i 2 avvenuti nell’ultima fase della diffusione del batterio nella Terapia intensiva neonatale e pediatrica dell’ospedale, nel periodo tra il 22 febbraio e il 30 maggio 2020.

Citrobacter caso chiuso. Tosi. Non si è mai andati a fondo

I primi 2 casi, avvenuti prima del 2020, più un altro, sono quindi stati archiviati, contro le richieste delle famiglie, tra le quali quella di Francesca Frezza, mamma di Nina, che per prima aveva denunciato e fatto scoppiare il caso in seguito alla morte di sua figlia. Il Citrobacter si era annidato in un rubinetto dell’acqua utilizzato dal personale della Terapia intensiva e anche nei biberon. Morti che potevano essere evitate, secondo i tecnici, se chi di dovere fosse intervenuto per tempo e in modo adeguato. Il reparto venne chiuso solo il 12 giugno 2020 per procedere alla totale sanificazione degli spazi.

Citrobacter. Delle responsabilità ci devono essere

Flavio Tosi, europarlamentare veronese che fin dal primo momento ha chiesto di rispettare la professionalità degli indagati commenta così la chiusura dell’intera vicenda: “Siamo passati da un estremo all’altro. Dalla forca giacobina, all’assenza di colpevoli; dal dileggio a bravi professionisti ospedalieri, all’ingiustizia verso i genitori che hanno vissuto una tragedia immane e che non hanno nemmeno una verità giudiziaria a cui aggrapparsi. Perché dei bambini sono morti e altri hanno subito invalidità permanenti, quindi qualcosa deve essere accaduto e delle responsabilità ci devono essere”.

Citrobacter caso chiuso. Tosi. Non si è mai andati a fondo

“Eppure – continua Tosi-, non si è mai andati a fondo, si è preferito mettere alla gogna come capri espiatori le persone sbagliate, alla fine prosciolte, ma sulle quali per lungo tempo si è riversata una canea incivile, un feroce giustizialismo. Ricordo che anche la Regione, cavalcando il vento di allora, fece capire che bisognava punire quei medici e quei dirigenti, che invece dopo anni e accurati approfondimenti documentali di due gip sono stati scagionati. Ma intanto si è minata la loro reputazione e la loro credibilità”.

D’altro canto, dice Tosi, “resta il torto verso i genitori e le famiglie dei bambini colpiti dal batterio killer, ed è inaccettabile”. Perché per l’europarlamentare azzurro delle responsabilità ci devono invece essere: “Ha delle responsabilità la allora Azienda Ospedaliera di Verona, come ha delle responsabilità indirette la Regione Veneto. Che qualcosa non abbia funzionato è evidente, oggettivo, e addolora che le famiglie rimangano senza colpevoli e certezze”.