(di Giorgio Massignan) Nell’aula magna del Silos di Ponente, l’assessora alla pianificazione territoriale, Barbara Bissoli, assistita dal suo staff tecnico, ha presentato il documento preliminare del PAT (Piano di Assetto del Territorio).  Dopo le varie relazioni si è aperto il dibattito e, a nome dell’associazione Verona Polis, ho formulato alcune domande e fatte delle considerazioni.

Ho chiesto per quali motivi, all’inizio dell’amministrazione, non si è tentato di modificare le scelte urbanistiche definite dal PAQE regionale (Piano d’Area Quadrante Europa), che vincolano pesantemente le scelte territoriali.  
Mi è stato risposto che, con l’approvazione del PAT, saranno fatte delle ulteriori varianti al PAQE. Una risposta non esauriente, sia perché deve essere la Regione a modificarlo, sia per l’assurdità di presentare un nuovo strumento urbanistico bisognoso di varianti immediate. 

presentato il documento preliminare del piano di assetto del territorio

Ho quindi chiesto perché, alcuni interventi importanti per l’equilibrio del territorio e per lo sviluppo economico della città, come la trasformazione del milione e mezzo di mq dell’area agricola della Marangona in edificabile, siano stati approvati durante la stesura del PAT.  La buona disciplina urbanistica consiglia di pianificare il territorio a cosiddette “bocce ferme”. 
Mi è stato risposto che non volevano frenare lo sviluppo della città. 
Risposta che si commenta da sola.  

Piano di Assetto del Territorio. Risposte non convincenti

Ho proseguito chiedendo se, prima di decidere di cementificare la Marangona, fosse stata presa in considerazione la possibilità di utilizzare le tante aree industriali dismesse, per destinarle alle medesime funzioni della Marangona. 
Ho quindi domandato se si fossero valutati i tanti poli logistici già in opera o previsti nel comune di Verona e nella provincia, per evitare di congestionare il territorio di strutture edilizie per un’attività, come la logistica,  che non crea molti posti di lavoro, non qualifica l’offerta lavorativa della nostra città e non attrae le giovani generazioni.
Non ho ricevuto risposte chiare.

Infine, ho evidenziato alcune contraddizioni. 

Il piano sostiene la necessità di aumentare il numero di abitanti nel comune di Verona e, in particolare, nel Centro Storico, ma si permette l’apertura di nuovi hotel, in deroga, che favoriscono solo il turismo.

Nella relazione si afferma di voler aumentare il trasporto pubblico, addirittura in grado di sostituire il 40% del trasporto privato su gomma, ma vengono previsti il Traforo della collina, la strada Mediana nell’area del Parco dell’Adige, la Strada di Gronda ed altro ancora, in funzione della mobilità su mezzi a motore privati.

Si sostiene il contenimento dell’uso del suolo, ma è prevista la costruzione di 5.500 nuovi alloggi in dieci anni.

Si insiste sulla rigenerazione del patrimonio edilizio non utilizzato, ma non si propongono i metodi per poterlo realmente riutilizzare e si preferisce continuare con il vecchio sistema di costruire nuovi volumi ex novo, come alla Marangona o per i nuovi alloggi.

Purtroppo, si sono ascoltate tante, troppe chiacchiere, troppa teoria, troppo fumo.  Temo che, nella realtà, si stia proseguendo come nel passato.