Dal 1° gennaio 2027 l’Autostrada Brescia-Padova dovrebbe passare alla  Società Concessioni Autostradali Venete, CAV, controllata della regione Veneto. Un’operazione tutta di marca Lega, concertata dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Salvini con la vicepresidente del Veneto Elisa De Berti e il segretario regionale della Lega e deputato Alberto Stefani.
Il controllo di uno dei tratti autostradali più trafficati d’Europa passerà quindi da A4 Holding ad una società pubblica. Un passaggio che in termini di utili vale 80 milioni di euro all’anno. Poiché CAV gestisce anche il Passante di Mestre si calcola che la società regionale ogni anno incasserà più di 100 milioni di euro, fatto che permetterebbe di abbassare il costo dei pedaggi della Pedemontana. Per concludere l’operazione sono però necessari degli altri passaggi, come l’accordo con la Lombardia, visto che un tratto dell’autostrada Brescia-Padova insiste su l territorio di quella regione, e l’ok dell’Unione Europea.
Ma non sempre è oro quel che luccica e che al momento genera entusiasmi.

L’autostrada in mano pubblica. Bene ma con dei rischi

Lo fa presente Stefano Valdegamberi, consigliere regionale veronese eletto con il record delle preferenze, molto legato al territorio e con una lunga esperienza amministrativa.

Autostrada Brescia-Padova alla Regione. Valdegamberi mette in guardia


«Il ritorno sotto il controllo pubblico, in questo caso della Regione Veneto, dell’autostrada Serenissima rappresenta un fatto sicuramente positivo per il nostro territorio. Attenti però a non ripetere gli errori del passato!» Mette in guardia Valdegamberi.

«La Società di Gestione Serenissima era già stata sotto controllo pubblico nel passato, poi finita nelle mani dei privati. Anni fa sollevai forti critiche ad una cattiva gestione che aveva depauperato un patrimonio pubblico erodendo il capitale sociale e obbligando i soci pubblici a cedere le quote al privato, per incapacità a fare l’aumento di capitale con le loro risorse».

Valdegamberi ricorda che «da una attenta analisi dei bilanci del gruppo avevo riscontrato che gli incassi dei pedaggi (mi pare intorno a 1 milione di euro al giorno) finissero delapidati in una miriade di società collegate, quasi tutte in perdita nelle quali la politica, da destra a sinistra, gestiva i  propri affari e piazzava i propri uomini.  Avevo stimato lo spreco in almeno un 20% del valore del pedaggio che con una buona gestione si sarebbe potuto ridurre e non continuamente ad aumentare, senza pregiudicare gli investimenti programmati e concordati con lo Stato».  

«Si faccia tesoro dagli errori del passato – conclude Valdegameberi- per non ripeterli e soprattutto ottimizzare la gestione per ridurre e non aumentare i pedaggi. Vi assicuro che è possibile. Basta volerlo. Ma qui sta il problema».