(di Giorgio Massignan) Quale idea di Città? Quale è la vera vocazione di Verona? Quali opportunità offre il territorio? Quali sono le necessità da risolvere per realizzare una città a misura d’uomo? Domande che chiedono risposte chiare e concrete, oltre alla definizione dei tempi e dei costi per realizzare una città meno inquinata e di maggiore qualità urbana.
Alcune brevi proposte
1) Sia attuato il blocco reale del consumo di suolo.
2) Venga rigenerato il patrimonio edilizio non utilizzato.
3) Sia definita la mappatura di tutte le aree, gli edifici e gli appartamenti dismessi per valutare quali risposte potrebbero offrire alle richieste abitative, economiche e delle varie attività tra le quali quelle universitarie.
4) Vengano cancellate dal PAT tutte le aree del PAQE che non hanno alcuna relazione con il Quadrante Europa.
5) Siano revisionate le scelte costruttive alla Marangona, che il PAQE destina a polo dell’innovazione e della ricerca, mentre è stata approvata dal Consiglio comunale una destinazione logistica non prevista dal piano regionale.
6) Si inizi un reale processo di incremento abitativo per il centro storico, destinando alle cooperative o a gruppi di cittadini richiedenti casa, alcuni edifici pubblici, privati e del demanio militare, per realizzare comparti residenziali con una quota parte di affitti convenzionati. In questo modo il centro tornerà a vivere e si invertirà il processo di abbandono dei residenti.
7) Venga regolata l’apertura dei BeB e degli hotel in centro storico sulla base delle esigenze reali.
Cessi l’uso della deroga, con discutibili giustificazioni di pubblica utilità, vera antitesi all’urbanistica.
8) Il sistema del verde sia considerato come l’asse portante della pianificazione territoriale. La Legge 14 gennaio 2013, n. 10, “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, all’art. 6, comma 1, prevede la formazione delle “cinture verdi intorno alle conurbazioni per delimitare gli spazi urbani”. A Verona la cintura verde è già tracciata sulle aree agricole non edificate lungo la linea dei forti austriaci extra moenia che circondano la città sia in pianura che in collina. La Cintura Verde è anche prevista dalla “Strategia Nazionale per il Verde Urbano” documento del Ministero dell’ambiente che ritiene essenziale raggiungere 3 obiettivi: “passare da metri quadrati a ettari, ridurre le superficie asfaltate e adottare le foreste urbane come riferimento strutturale e funzionale del verde urbano”.
Per realizzare tutto ciò è indispensabile partire dalla redazione del Piano del Verde, di cui sul Preliminare al PAT non vi è traccia, nonostante sia previsto anche dal vigente ‘Regolamento Comunale per la Tutela del Verde Pubblico e privato’ approvato nel 2021. Il Piano del Verde è l’unico strumento in grado mettere a sistema le diverse realtà già forestate o da forestare, le sole che assieme alla cintura verde possono contrastare i cambiamenti climatici e il surriscaldamento della città: il Parco dell’Adige, il Parco delle Mura, il Parco della Collina, il Parco della Spianà, il Parco all’ex Scalo Ferroviario, il Parco della Speziala, il Parco delle Risorgive, il verde nei parcheggi e lungo i tracciati filoviari, le fasce di mitigazione lungo autostrade e superstrade, alberate e viali, orti e giardini, campi gioco, percorsi ciclo-pedonali, piazze e cortili scolastici. Si ricorda che il tema del Piano del Verde è messo in primo piano dall’ultimo documento scientifico 33/2024 edito dall’ISPRA “I Piani comunali del verde: strumenti per riportare la natura nella nostra vita?” Da questo documento viene avanzata l’idea che dovrebbe essere il Piano del Verde a “definire le traiettorie evolutive delle città, rendendole meno impattanti, più resilienti e più abili ad adattarsi al clima.” Inoltre, la Strategia europea per la biodiversità al 2030 invita le città con più 20.000 abitanti a dotarsi di un Piano del verde urbano, ora chiamato Piano urbano per la natura (di seguito PUN).
9) Il sistema della mobilità preveda un modello dei trasporti urbani, privilegiando quelli pubblici e quelli cosiddetti dolci, rispetto a quelli privati a motore. Alla rete del filobus sarà necessario aggiungere dei maxi bus a batteria o a gas metano per riuscire a sostituire il 40% di traffico privato a motore, come previsto dagli amministratori. Inoltre, si dovranno realizzare i collegamenti tra le fermate della rete del filobus e le aree limitrofe, oltre ai borghi residenziali della città.
Si dovrebbero analizzare i diversi attrattori di traffico e le ore di maggior intensità dei flussi nelle arterie che li servono, per programmare un eventuale loro spostamento e/o differenziare le aperture e le chiusure degli stessi.
10) Oltre al filobus, siano realizzati dei parcheggi scambiatori automobile/mezzo pubblico, esterni al centro storico, per evitare che il traffico privato a motore si concentri nelle arterie confinanti con lo stesso.
11) Venga valutata l’ipotesi di un traforino breve, tutto in galleria, che possa ospitare anche una linea di trasporto pubblico, per collegare Borgo Venezia con Borgo Trento e la zona dell’Ospedale. In questo modo sarebbero liberate Veronetta e la collina dal traffico di attraversamento e l’intera area di fronte al Teatro romano potrebbe essere pedonalizzata e riqualificata.
12) Sia valutata una eventuale diminuzione dei numerosi poli logistici in fase di approvazione a Verona sud che, a causa dei numerosi TIR che transiteranno, subirà un pesante carico inquinante. Si tratta di una zona abitata che tutt’ora si trova in una situazione critica, per l’inquinamento atmosferico e per la carenza di aree verdi.
13) Il sistema culturale e museale possa prevedere la realizzazione di una cittadella dei musei, con l’intero Castelvecchio quale sede del museo delle arti visive e l’Arsenale destinata a ospitare il museo di Scienze Naturali. Sarebbe il punto d’arrivo di un percorso che inizia dal museo degli affreschi alla tomba di Giulietta, prosegue con il Maffeiano e termina alla cittadella museale Castelvecchio – Arsenale.
Andrebbe realizzata anche una rete museale ed espositiva composta dalla GAM ai palazzi scaligeri, dal Palazzo del Capitanio, da Palazzo Forti e dai musei privati Miniscalchi, Carlon e biblioteca Capitolare.
Si dovrebbe valorizzare il settore archeologico e della storia di Verona, composto da Castel San Pietro e dai musei archeologici del Teatro Romano e quello nazionale in stradone San Tommaso.
14) Venga superato il concetto di sviluppo inteso come consumo di altro territorio, di costruzione di nuove strade e di aumento dei volumi di cemento.
15) Sia utilizzato un vero metodo di pianificazione partecipata e non si continui con quella dell’ascolto.