Secondo uno studio della Cgia di Mestre gli imprenditori si rivolgono sempre meno alle banche e preferiscono autofinanziarsi ricorrendo a capitali loro e dei loro soci o al mercato dei capitali e l’azionariato diffuso. Questa tendenza macroeconomica non ha coinvolto molte micro imprese che alla difficoltà/impossibilità di avere prestiti hanno subito un deterioramento che le avrebbe fatte scivolare nell’area dell’insolvenza o, peggio, in quella dell’usura.
Il dati a confronto sono quelli del 2011, dopo la crisi dei debiti sovrani. In 15 anni i prestiti sono diminuiti di 329 miliardi, compensati da 300 miliardi di risparmi. La contrazione del credito ( -34,9%) alle attività economiche è dovuta ai parametri molto stringenti introdotti nella valutazione del rischio di credito oltre al fatto che le banche sono state costretti ad aumentare la patrimonializzazione.
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Nel resto dell’Ue, invece, i prestiti sono aumentati in media del 4,3%, con punte record in Francia ( +61%) e in Germania (+46%). Solo la Spagna ha registrato una flessione superiore alla nostra.
E’ soprattutto nel Centro-Sud dove i prestiti calano (-42%) . A livello provinciale le flessioni più significative si sono verificate a Siena (-59,1 per cento), Savona (-58,9), Siracusa (-56,8), Novara (-53,8) e Rovigo (-52,4). Le uniche province che hanno il segno più sono Trieste e Bolzano.
I risparmi sono cresciuti soprattutto a Nordest (+178%). La provincia con le imprese che hanno accumulato più depositi è Cremona, seguita da Bolzano.
Verona, coni il 38,2% in meno di prestiti alle imprese sta nel mezzo della classifica nazionale, mentre per lòa variazione dei depositi delle imprese è nella parte medio bassa con un +158,1%, penultima delle province venete, seguita solo da Rovigo.