Sanremo è Sanremo. E’ il Festival della canzone, a molti piace ad altri no. La canzone non c’entra niente con il fascismo. Ma qualche giornalista è interessato a sapere se i personaggi che incontra si dichiarano antifascisti.
Domanda che non era mai stata posta. Nemmeno alla 1ª edizione del 1951, quando la guerra era finita da poco più di 5 anni e gli animi erano ancora accesi dalla guerra fratricida che aveva diviso l’Italia. E nessuno s’era mai sognato di porla nemmeno negli anni seguenti nel’68.
Invece adesso, a 80 anni dalla fine della guerra e del regime fascista, a un cronista ha punto vaghezza di chiedere, durante la conferenza stampa d’apertura, a Carlo Conti ed a Jerry Scotti: “siete antifascisti?”.
“Certo -risponde Conti- che problema c’è?” E Scotti gli fa eco: “Dei miei famigliari sono stati ucciisi dai fascisti…”
Diversa la risposta data sempre a Sanremo ad un altro intervistatore dal generale ed eurodeputato Roberto Vannacci. Alla domanda “lei si definisce antifascista?” Vannaccci ha risposto deciso: ”No, nella maniera più assoluta. Il Fascismo è finito 80 anni fa. E’ un periodo storico. Così come non si chiede a nessuno di essere anti-sessantottino, anti-napoleonico o anti-giacobino, non vedo perché bisogna chiedere ad una persona di essere antifascista. Questa è una domanda strumentale che la sinistra usa per dare una patente alle altre persone. Io non accetto patenti da nessuno, figuriamoci dalla sinistra”.
E a rendere più. Esplicita la sua spiegazione: “ una persona non si definisce “anti”, ma “pro” qualche cosa. Lei non dice quale squadra non le piace. Lei dice di esser juventino, napoletano, milanista..e allora perché si dice al contrario quando si guarda alla politica? Si dice ‘per chi tifa?’. Non si dice qual’è la squadra che piace dimeno. E allora perché si fa il paradigma opposto quando si parla di politica? E’ l’assurdità della patente che la sinistra vuole dare a qualcuno. Io sono pro-italiano!”
Un ragionamento facile-facile, comprensibile a chiunque, sul quale dovrebbero esercitare i loro neuroni gli amministratori comunali di Verona che hanno introdotto nel regolamento del Comune la ‘clausola antifascista’ con la quale pretendono che un cittadino firmi una dichiarazione di antifascismo per poter ottenere in affitto una sala comunale o per poter avere il permesso di affiggere dei manifesti sugli spazi del Comune.