Ancora pienamente funzionante un rene di età anagrafica di 109 anni donato nel 1972 dalla mamma alla figlia

3 mila trapianti di rene al Polo Confortini con quello eseguito l’8 febbraio ad un uomo di 47 anni che sta proseguendo regolarmente il suo decorso. Il 1° trapianto di rene in Veneto e il 2° in Italia è stato effettuato a novembre 1968  in Borgo Trento dal prof Piero Confortini, il chirurgo pioniere al quale è stato intitolato il Polo chirurgico fra i più grandi d’Europa con le sue 32 sale. Si è avviata così un’attività clinica che ancora oggi, con i suoi 57 anni di attività, ha il primato nazionale della longevità.

Questo ha permesso di raggiungere l’importante traguardo della casistica di 3.000 pazienti, ma anche il record del rene trapiantato ancora pienamente funzionante che oggi ha un’età anagrafica di 109 anni. E’ stato donato da una mamma alla figlia (trapianto numero 13 nel 1972), la mamma è deceduta a 90 anni e la figlia vive grazie a quel trapianto.

Boschiero dal 1984 nell’equipe dei trapianti di rene

Il trait d’union di questa lunga esperienza clinica in Aoui è il dottor Luigino Boschiero, direttore Usd Chirurgia del trapianto di rene, in Azienda ininterrottamente dal 1984 quando si fece il trapianto numero 370. E’ lui il medico che ha vissuto la fase pionieristica e quella evoluta, che ha accompagnato la vita di tante persone perché “la sala operatoria con il trapianto è solo il primo capitolo della storia, poi i follow up durano tutta la vita”.

Per il rene, Boschiero è il punto di riferimento di un lavoro multidisciplinare che in Aoui coinvolge numerosi specialisti: coordinamento procurement donazioni, Anatomia patologica, trasporto organi, Terapie intensive, Microbiologia, Laboratorio Analisi, Medicina Trasfusionale, coordinamento trapianti regionale, del Nord Italia e Centro nazionale trapianti; oltre all’équipe del suo reparto formata da 4 chirurghi, caposala, 19 infermieri e 5 Oss.

Con il delicato meccanismo di filtro e depurazione, il rene ha un compito fondamentale per l’organismo perché ogni giorno filtra 180 litri di sangue e espelle le sostanze di scarto attraverso circa due litri di urina. Le sue cellule tubolari consumano più ossigeno di tutte le altre. Se il rene entra in sofferenza, il trapianto con un organo ritenuto idoneo è salvavita perché può durare tutta la vita e anche nei decorsi più complicati la struttura ospedaliera accompagna il paziente nelle 2/3 settimane di ricovero. 

L’80% dei trapianti avviene da donatore deceduto (2.580 su 3.000) e solo nel 20% dei casi è da donatore vivente sia da consanguinei (genitori compatibili al 50%, fratelli al 100%) sia da non consanguinei (moglie/marito). 

Dagli anni 2.000 c’è stato un significativo aumento dei trapianti favorito dai nuovi protocolli che hanno innalzato i criteri di età dei donatori fino a 80 anni. Senza donazioni non ci sono trapianti e infatti è molto attivo il Coordinamento Aoui che ottiene dai parenti il consenso al prelievo. 

Il 60% dei pazienti che viene da fuori regione e, in questi casi, si tratta di una corsa contro il tempo perché l’intervento deve avvenire entro 12 ore. L’età media dei pazienti è di 55-56 anni, innalzata rispetto a quella di anni fa per effetto anche di stili di vita non corretti. Sono stati fatti anche 55 trapianti in età pediatrica. La media di interventi è di circa 110 trapianti l’anno.

Ancora pienamente funzionante un rene di età anagrafica di 109 anni donato nel 1972 dalla mamma alla figlia
l’equipe dei trapianti di rene

Dott Boschiero: “Il nostro è un lavoro di équipe che coinvolge numerose professionalità non solo chirurgiche. Noi oggi continuiamo a tenere alta l’asticella della qualità e a portare avanti la sua lezione. Anche per me è una lunga storia di casi clinici ma soprattutto umani, tante le persone che ricordo e tante le storie emotivamente forti. A cominciare dai giovani che ho visto crescere e che ancora seguo nella vita adulta con organi in perfetto funzionamento. La mia soddisfazione maggiore? Vedere i pazienti che dopo l’intervento, migliorano repentinamente.”

“Questo – continua – ricompensa dei momenti difficili in cui il medico è chiamato a prendere decisioni importanti e giuste sia nei confronti del donatore sia del malato. Per il futuro, la nostra disciplina sta guardando alla ricerca che si sta conducendo negli Usa con le sperimentazioni sulle modifiche genetiche in alcuni animali per ottenere organi idonei al trapianto umano”. 

Callisto Bravi, direttore generale Aoui: “Il nostro obiettivo non è solo quello di raggiungere numeri importanti, ma di garantire a ogni paziente il miglior percorso di cura possibile. Lo straordinario traguardo di 3.000 trapianti non è solo un numero, ma il risultato di oltre 50 anni di dedizione, ricerca e professionalità che hanno reso il nostro ospedale un centro di riferimento nazionale.”

“È una storia fatta di eccellenza clinica e progresso scientifico – continua – ma soprattutto di persone: pazienti che trovano una nuova possibilità di vita, famiglie che si affidano con speranza, professionisti che ogni giorno lavorano con passione e competenza. La qualità dell’assistenza, la multidisciplinarità e il costante aggiornamento tecnologico ci permettono di offrire trattamenti sempre più efficaci, riducendo le complicanze e migliorando la qualità di vita dei trapiantati.”

“Questo traguardo – conclude – è anche un omaggio a chi ci ha preceduti, pionieri come il professor Piero Confortini, la cui visione ha gettato le basi di un’attività che oggi continua con lo stesso spirito di innovazione. Ma soprattutto è un riconoscimento alla generosità dei donatori e delle loro famiglie, senza i quali nulla di tutto questo sarebbe possibile”.