La Fondazione Nordest conferma la tendenza emersa dalla ricerca della Fondazione Cariverona ‘Futuro Qui’ sui giovani, secondo la quale la metà non ritiene l’Italia il paese adatto per il loro futuro.

Sono soprattutto quelli che sono andati all’estero a bocciare l’Italia. Sono i giovani delle regioni quelli più ‘indulgenti’ con il nostro paese, e sono solo la sanità e l’università a ricevere la loro fiducia.

E’ quanto risulta anche dall’ultimo report della Fondazione Nordest sull’attrattività del nostro Paese per le nuove generazioni, con questionari distribuiti sia a chi se n’è andato all’estero sia a chi rimane nel Nord Italia. 

Secondo i dati ufficiali negli ultimi 13 anni sono espatriati 550 mila giovani. Ma secondo la Fondazione sono anche tre volte tanto, motivati dalla convinzione che ovunque ci saranno più opportunità che in Italia. 

Giovani sfiduciati dell’Italia. Meno a Nordest

Secondo i giovani è l’arte l’elemento migliore che caratterizza il nostro paese mentre il peggiore è la mancanza di meritocrazia.
Altro problema è che le imprese non riescono ad offrire contesti lavorativi stimolanti e non sono né innovativi né aperti all’internazionalità. Troppo bassi gli stipendi e non proporzionati al lavoro svolto e al costo della vita, che però potrebbero essere compensati da un’adeguata offerta di opportunità di crescita professionale.

    “Pur con differenze quantitative – nota Fondazione Nordest – dalle risposte emerge una notevole convergenza tra gli expat e chi è rimasto, di opinioni negative sull’Italia. Convergenza che dovrebbe far riflettere la classe dirigente italiana e mettere a tacere chi ritiene poco significative le risposte degli espatriati perché ‘distorte’ dalla loro scelta, mentre tanti sarebbero tornati delusi dall’estero. Contrariamente a tale opinione, dalle indagini emerge che chi è in Italia, compresi quindi i rientrati, la pensa sostanzialmente come quelli che sono andati via”.