Mancano 10 mila conducenti in Italia
Difficoltà per i bus in vista. Il trasporto pubblico è in crisi. Mancano i conducenti. Troppo pesante e di responsabilità questa mansione: turni sempre più dilatati, stress dal lavoro correlato e aggressioni. Così in Italia ne mancano almeno 10.000.
Ad aggravare la situazione s’aggiungono i continui mancati rinnovi del contratto collettivo di lavoro che ledono la dignità professionale di questi lavoratori che muovono un indotto economico e sociale d’importanza elevata.
E’ questo il contesto nel quale i lavoratori del comparto trasporto pubblico locale sono costretti a protestare e manifestare il proprio dissenso per l’ennesimo mancato del rinnovo del contratto nazionale.
Per questi motivi gli autoferrotranvieri di Verona sciopereranno di nuovo il 1° aprile nell’ambito di uno sciopero nazionale indetto dalle segreterie di categoria che ha già visto un’intensa mobilitazione culminata nella manifestazione a Roma dell‘8 novembre 2024.

Un’intesa era già stata firmata al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il 18 dicembre 2024 con le organizzazioni sindacali firmatarie del ccnl quali Fit-Cgil, Filt-Cisl- Uil-trasporti, Ugl Autoferro e Faisa-Cisal. Essa prevedeva che il rinnovo a tutela una categoria di rilevanza nazionale,sarebbe stato finanziato dal governo. A tale scopo l’esecutivo ha anche provveduto ad aumentare le accise sui carburanti i cui proventi erano destinati al rinnovo. Ma c’è stato un netto dietrofront del Ministero che non ha intenzione di finanziare il rinnovo.
Salvatore Calabrò, Segretario provinciale di Verona di UGL autoferrotranvieri definisce “inaccettabile il dietrofront da parte del Ministero dei Trasporti che si è impegnato a sostenere il rinnovo del ccnl autoferrotranvieri destinando le risorse economiche necessarie. Questa categoria – aggiunge- non è marginale ma parte integrante del sistema paese. Contribuisce quotidianamente allo sviluppo economico e sociale di tutto il territorio nazionale, generando spesso, per le aziende di trasporto pubblico, ingenti introiti, sempre meno utilizzati per investimenti atti a garantire miglioramenti del settore e della vita professionale.

Lo sciopero del 1°Aprile – conclude Calabrò- è l’ennesima forma di protesta e di dissenso verso azioni prive di rispetto e di considerazione per una categoria che volge sempre più verso il degrado professionale e salariale”.