(di Vincenzo Vasapolli*) La recente decisione del Comune di Verona di permettere alla proprietà dell’edificio dell’ex negozio Duca d’Aosta (qui sopra nella foto di VeronaOggi) di chiudere definitivamente la storica galleria che collegava via Mazzini a piazzetta Scala, privando i veronesi di un angolo di memoria cittadina, segna definitivamente la posizione di questa Amministrazione..

L’accordo stipulato tra l’Amministrazione comunale e la proprietà, che prevede la “vendita” di più di 40 metri quadrati di spazio edificabile commerciale al prezzo di 390.000 euro, è un chiaro esempio di come la storia e l’identità della nostra città vengano svendute a favore di interessi privati, senza alcuna visione di utilità pubblica.

Quella galleria non è solo un passaggio fisico: è l’unico praticabile da via Mazzini verso i resti della Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta in Piazzetta Scala. Ed è un simbolo, un luogo carico di ricordi, di storie e di esperienze per i veronesi, soprattutto per quelli che negli anni ’80 la percorrevano, sognando davanti alle sue vetrine. Per molti, quella galleria è stata un punto di riferimento che ha legato insieme il cuore pulsante della città, offrendo una continuità tra le vie storiche e la vita commerciale di Verona.

Il Comune ha avuto l’opportunità di preservare e valorizzare questo patrimonio, garantendo l’accesso a un luogo che, da decenni, ha fatto parte della vita quotidiana dei cittadini. Invece, ha scelto di svendere una parte della storia, cedendo questo spazio vitale a fini commerciali a un prezzo che risulta irrisorio per un’area di grande valore, proprio nel centro storico della nostra città.

Un esempio di come il patrimonio storico e culturale di Verona venga sacrificato senza alcuna giustificazione plausibile. L’Amministrazione comunale non ha offerto alcuna visione alternativa per tutelare la memoria di questo luogo, né ha consultato la cittadinanza o ascoltato le voci dei veronesi che da sempre vivono e amano la loro città: la propaganda di “ascolto” e fare “rete” finisce dove gli interessi iniziano.

Verona e il suo centro forse meritano di tornare a scelte più responsabili, che non mettano in discussione la nostra storia e la nostra identità.

(* Associazione Giuseppe Barbieri)