Mentre la Commissione Europea vorrebbe che ci preparassimo tutti alla guerra contro un ipotetico nemico russo, qualcuno si è dimenticato di avvertire Bruxelles che mancano i soldati e che non saranno certamente le piazze arcobaleno, i transgender o le” soldate” a fornire i combattenti da inviare al fronte. Il Tramonto dell’Occidente come profetizzo Spengler è dietro l’angolo, che marcia verso la sua disintegrazione politica, sociale , religiosa ed economica.Pazzia o nichilismo?
Federico Da Cortivo ha intervistato con Raffaella Frullone*, giornalista e saggista autrice del libro “ PresidentA anche no!”, edito da Il timone.
“PresidenetA anche no”! Perché questo titolo “politicamente scorretto” nei confronti della narrazione dominante ?
E’ un titolo provocatorio da un lato, che con un po’ di sarcasmo vuole presentare uno spaccato di realtà a tratti assurdo e ridicolo ma con delle ricadute invece serissime e molto gravi nella società odierna. Al titolo ho aggiunto un sottotitolo “resistere al fascino del neofemminismo” perché volevo poi mostrare, attraverso tante storie, l’altra faccia della medaglia, quella che i grandi media volutamente non raccontano e che invece è bene conoscere.
Secondo lei in Italia e in Europa viviamo in una società dominata dal patriarcato?
Non mi pare. Il nostro presidente del consiglio è una donna, Giorgia Meloni, alla guida della Commissione Europea c’è Ursula Von del Leyen, alla guida del Parlamento Europeo c’è Roberta Metsola, a capo della Banca Centrale Europea c’è Christine Lagarde, il 55% delle matricole oggi è donna, 6 camici bianchi su 10 under 50 – quindi anche un’età in cui la donna è fertile – sono donne. Temo che il “patriarcato” sia un po’ uno spauracchio agitato in tutte le occasioni, il nuovo nemico pubblico, un po’ come l’olio di palma, il fumo o la plastica.
Il neofemminismo lessicale
Dalla “A” alla “Schwa” (ə) abbiamo forse una nuova grammatica?
All’inizio venne la A dei femminili, «per essere più inclusivi» e quindi si è iniziato a dire ministra, assessora, sindaca, avvocata. Secondo una linguista oggi molto seguita, Vera Gheno, «chiamare le donne che fanno un certo lavoro con un sostantivo femminile non è un semplice capriccio, ma il riconoscimento della loro esistenza», allora abbiamo sempre negato l’esistenza di milioni di donne ministro, avvocato e sindaco? Allora come hanno ottenuto questi ruoli? E’ un controsenso. Non è detto che grammaticalmente sia scorretto, il punto è la ragione per cui decidiamo di utilizzare una desinenza, e siccome l’obiettivo è “non discriminare”, è arrivato qualcuno a cui la A non basta, perché non si riconosce né nei sostantivi maschili, né in quelli femminili, e quindi sono stati introdotti altri segni grafici, come l’asterisco o la Schwa, in una paradossale confusione, non solo linguistica, che non ha l’obiettivo di cambiare tanto la grammatica quanto il nostro modo di pensare…
Un tempo c’erano solo maschio e femmina , oggi abbiamo i generi. In cosa consiste questo nuovo attacco alla figura tradizionale dell’uomo e della donna? E’ solo una questione di “ diritti individuali”, oppure si tratta di “ politica con altri mezzi” come direbbe Clausewitz?
Oggi si parla molto di “parità di genere” e giustamente qualcuno in buona fede potrebbe pensare che si sta parlando di parità fra i sessi, ma il punto è proprio superare il binarismo di genere e convincerci che non ci sono più solo i due sessi, maschi e femmini, ma ennemila generi possibili tra i quali ciascuno può liberamente scegliere e che il cosiddetto genere si possa pure cambiare a suon di chirurgia e farmaci, peccato che non sia così. Come va di moda dire ora “lo dice la scienza” e la scienza dice ogni cellula del nostro corpo è sessuata e qualunque farmaco o intervento chirurgico non può cambiare questa realtà. Illudere le persone che invece il sesso si possa veramente cambiare non può che portare a amare delusioni, come dimostra il fenomeno dei “detransitioner” che ormai aumenta di numero soprattutto negli Stati Uniti….
Barbieland, un universo parallelo totalmente al femminile?
Il film di Greta Grewig, un enorme successo al botteghino del 2023, ha messo in scena il paradosso femminista. Il film è una celebrazione dell’emancipazione e dell’empowerment femminile. La “Barbie può essere tutto”, dice la voce narrante. E infatti Barbieland è un universo parallelo totalmente al femminile, con una presidente donna, un medico donna, una squadra di addette alla raccolta differenziata tutta al femminile, così come quella di operaie, in tuta rigorosamente rosa confetto. Barbie può essere tutto, insegnante, astronauta, infermiera, cantante, attrice, commessa, avvocato, psicologo, e ovviamente, come politicamente corretto insegna, oggi può anche essere di diverse etnie, taglie e anche in carrozzina.
Ci sono tutte le opzioni possibili, tranne la mamma . «Tu puoi essere qualunque cosa bambina – dice sempre la voce – mentre lui è solo Ken». A Barbieland infatti i Ken sono sostanzialmente inutili, letteralmente spiaggiati a pochi passi da un oceano di plastica, esistono solo in relazione alle Barbie e anche in quel caso devono accontentarsi di un angolino. Tutte le figure maschili sono ridotte a invertebrati zerbini incapaci di qualunque cosa, in primis ovviamente il povero Ken che elemosina attenzioni vere in un mondo plastificato Il film è un pippone noioso, ma con un finale a sorpresa in cui la realtà si svela in tutta la sua naturalezza: siamo maschi e femmine e siamo su questa terra per una ragione…
Nel liberista Occidente ha preso piede una vera e propria tratta degli esseri umani, “l’utero in affitto”, ci vuole spiegare in che cosa consiste e chi sono i fornitori e i clienti?
Se dici “traffico di esseri umani” pensi ad uno scambio di denaro contante al buio in un parcheggio isolato col bimbo coperto da un cappuccio, la “maternità surrogata”, come la chiamano oggi, la surrogacy è invece normata da contratto, con tanto di agenzie, avvocati, costi, clausole, pagamenti digitali, fiocchi rosa e azzurri, testimonial di lusso come artisti, calciatori, vip e allora è una conquista di civiltà. Ci sono in questo momento 3 mercati principali, quello più costoso, negli Stati Uniti, dove “ordinare” un bambino può arrivare a costare 200 mila dollari, quello più povero, in India, dove il prodotto bambino si può ottenere pagando dieci volte meno, e quello a metà, l’hub europeo, in Ucraina, dove si lavora nonostante la guerra. E dove donne povere vengono reclutate per lavorare e si ritrovano dentro prigioni lussuose bombate di ormoni a portare in grembo un figlio commissionato da coppie sconosciute. Il figlio è diventato un diritto e il “come” averlo implica che si possa passar sopra questa forma di schiavitù, nonché ovviamente sulla dignità del concepito. Il grande rimosso di questo dibattito.
Negli Stati Uniti il neopresidente Donald Trump ha firmato alcuni ordini esecutivi che vanno contro l’universo Lgtb, ce li può brevemente illustrare? In Italia e in Europa quale è l’attuale situazione?
Viviamo tempi strani. Quelli in cui si può assistere al discorso di insediamento di un presidente americano che con piglio solenne pronuncia dice: «Da oggi in poi, la politica ufficiale del governo degli Stati Uniti sarà che ci sono solo due generi, maschile e femminile», ovvero i due sessi, gli unici due esistenti. Ma quando è successo che ci fosse bisogno di un presidente americano per affermare una simile ovvietà? Eppure queste sono finite su tutti i giornali ed etichettate come scandalose. Che ne sarà – della fluidità variamente declinata e ampiamente diffusa in questi anni? L’amministrazione Trump mette un punto, uno stop, un contrordine compagni che non è solo uno slogan. Due sono gli ordini esecutivi seguiti a queste parole, il primo è quello che vieta le cosiddette terapie di transizione sessuale a chi ha meno di 19 anni. Bloccanti della pubertà che danneggiano irrimediabilmente fisico e capacità riproduttive non saranno più somministrabili sotto una certa età e saranno vietate anche gli interventi chirurgici mutilanti. Il che permetterà che queste persone almeno completino il proprio sviluppo sessuale naturale e questo avrà sicuramente una ricaduta in tutto l’Occidente. Il secondo ordine esecutivo impedisce ai maschi di partecipare alle competizioni sportive femminili, anche se si sentono donne, o “trans”. E’ stato calcolato che solo negli Stati Uniti sono state più di 3mila le medaglie sottratte a donne che per anni si erano esercitate e allenate nella propria disciplina per veder trionfare un uomo. Nel silenzio complice delle femministe naturalmente…
*Raffaella Frullone, giornalista e saggista, bergamasca con sangue campano classe 1981.Lavora con TV2000 e INBlu 2000 , collabora con il mensile Il Timone.