La riforma della sanità territoriale stenta a partire. Secondo i dati dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, alla fine del 2024 le Case di Comunità con almeno un servizio erano 485 su 1.717 previste. Quelle complete di tutti i servizi e funzionanti sono solo 46. E 118 sono quelle che hanno i servizi ma non il personale sanitario. Siamo molto lontani dagli obiettivi della riforma, semmai si potranno raggiungere.
Ed è proprio questo il problema.
La riforma prevede che le Case di Comunità siano l’unità fondamentale della medicina territoriale dove i cittadini si possono rivolgere tutti i giorni. Nelle CdC Hub Hai compresi quelli festivi e aperte anche di notte, nelle CdC spoke per 12 ore meno la domenica.
Ed è proprio la mancanza di medici e infermieri l’ostacolo che al momento appare insormontabile per l’attuazione della riforma. Perché se le Aziende sanitarie hanno aperto il 90% dei cantieri, quand’anche fossero completate le strutture chi ci metteranno dentro se non c’è il personale?
La riforma cozza contro la mancanza di medici e infermieri
Un problema che L’Adige ha posto già da mesi e che appare di non facile soluzione. La soluzione più semplice sembrerebbe quella di assegnare un ruolo di verso ai medici di medicina generale, meglio noti come medici di famiglia, e a quelli della continuità assistenziale, meglio noti come Guardia medica. Ma non è cosa semplice perché ha delle implicazioni giuridiche, economiche ed anche etiche.
I medici di base infatti hanno già preso posizione contro l’ipotesi di un loro passaggio allo statu di dipendenza dal Ssn, dato che oggi sono dei liberi professionisti convenzionati con le Aziende sanitarie. Il problema si pone anche dal può to di vista etico, perché, suggeriscono, in una tale eventualità verrebbe meno il diritto del cittadini di scegliersi il medico curante e quindi mancherebbe il rapporto fiduciario.
Insomma, un bel problema, aggravato da quello ancora più grosso della mancanza dei medici di base e degli infermieri.
L’Agenas nel suo rapporto fa anche la classifica delle regioni che stanno attuando la riforma. Il Veneto per quanto riguarda le sue 62 CdC con almeno 1 servizio attivo è 3°, dopo la Lombardia (138) e l’Emilia Romagna (125).
Se poi andiamo a vedere le CdC complete e funzionanti in Italia la Lombardia ne ha 46, l’Emilia Romagna 26, il Lazio 13, 11 la Toscana. Il Veneto ne ha solo 4, ma è quello che ha in funzione più Ospedali di Comunità, l’altra struttura su cui poggia la riforma. E precisamente 43 su 71 previsti, più della Lombardia, 25 su 64 e dell’Emilia Romagna 21 su 48.