( di Giorgio Massignan) In questi giorni si sta valutando di intervenire su un’area di 450 ettari a Vigasio e parzialmente a Trevenzuolo. A tale riguardo, risultano significative le affermazioni del ministro per le imprese e il made in Italy Adolfo Urso: “per Vigasio stiamo lavorando per una diversa tipologia d’investimento.” Da quanto si può dedurre, pare si tratti di un grande parco tematico.
In questa porzione di territorio, la cui vocazione era stata, da sempre, agricola, già nel passato si era tentato di costruire un grande autodromo che avrebbe cementificato circa 4,5 milioni di mq.
Poco tempo fa, sembrava che gli statunitensi dell’INTEL, avrebbero costruito una importante struttura per la produzione di microchip, con conseguenti investimenti immobiliari, ma non si concluse nulla. Ora, svanita quella ipotesi, si stanno cercando altre opportunità per edificare su quella grande area verde. Se si possono comprendere i tentativi dei proprietari di quei “campi” di far fruttare il loro investimento, non si deve ignorare che è giunto il momento di non considerare il suolo come una risorsa inesauribile in attesa di essere edificato, ma come una risorsa da tutelare.
In questa perseverante ricerca di costruire, con l’appoggio di buona parte della classe politica, riconosco il paradosso tra le istanze di bloccare il consumo di suolo, presenti sia nei programmi politici europei che italiani e i tentativi di giustificarlo. Mi chiedo perché non sia incoraggiata la rigenerazione del patrimonio edilizio dismesso.
Il Veneto, a scala nazionale, è una delle regioni con il maggior numero di appartamenti, di edifici, di capannoni e di aree industriali dismesse oltre che di suolo cementificato.
Sono stati costruiti oltre 92.000 capannoni, uno ogni 54 abitanti, di cui circa 23.000 vuoti; e, nello spazio di un anno, dal 2019 al 2020, sono spariti 682 ettari di verde.
La provincia di Verona è risulta la seconda nel Veneto per consumo di superficie agricola, con 41.199 ettari. Sarebbe doveroso che il settore urbanistico ed edilizio superasse il concetto del profitto a tutto campo, per introdurre i valori della sostenibilità, dell’equità e della tutela ecologica.
Concludo con la domanda: “E’ proprio necessario cementificare altri 450 ettari di campagna?”