La possibilità, ma è quasi una certezza, che gli Usa impongano dei dazi alle merci provenienti dall’estero è destinata ad incidere negativamente in Italia più sull’export del Sud che su quello delle regioni settentrionali. Il motivo individuato da uno studio della Cgia di Mestre sta nella  bassa diversificazione dei prodotti esportati.  A farne le spese più di tutti sarebbe la Sardegna, che vende all’estero soprattutto i prodotti derivanti della raffinazione del petrolio. Quindi il Molise che esporta più che altro prodotti chimici, materie plastiche e gomma, autoveicoli e prodotti da forno e la Sicilia che ha l’export fondato sulla raffinazione dei prodotti petroliferi.
L’Unica regione meridionale ad avere un’esportazione di merceologia ben diversificata è la Puglia.

Più le esportazioni sono diversificate meno danni faranno i dazi americani

Molto diversa la situazione a Nord. La Lombardia, il Veneto, il Trentino Alto Adige, l’Emilia Romagna e il Piemonte se caverebbero meglio perché vendono prodotti molto diversificati.
Nel 2024 l’Italia ha esportato beni per 623,5 miliardi di euro, lo 0,4% in meno sul 2023, ma il 30% in più rispetto al 2019.

Come sempre è la Lombardia con 163,9 miliardi di vendite all’estero a fare la parte del leone. Ma vanno bene anche l’Emila Romagna con 83,6 miliardi e il Veneto con 80,1.
Milano è la provincia che esporta di più: 57,9 miliardi nel 2024.  Quindi Torino con 25,7 e Firenze con 24,5.  Segue Vicenza con 22,7 miliardi, Bergamo con 20,6 e Brescia con 20,1.

La provincia di Verona è all’11° posto per merci esportate per un valore di 15.238 miliardi di euro. Tra le venete 3ª dopo Vicenza e Treviso con 15.874.

Quello che l’Italia esporta di più sono i medicinali e i farmaci. Seguono forni, bruciatori, macchine e apparecchi di sollevamento/movimentazione, motori, turbine, compressori, pompe, macchine per la metallurgia, l’industria alimentare, lavanderie, e gli autoveicoli. Anche la gioielleria e la lavorazione pietre hanno un posto di rilievo,