(di Ennia Daniela Dall’Ora)  Europa. Molte le teorie che vorrebbero trovare un’origine al nome Europa. Alcuni pensano derivi dai Fenici, altri dalla mitologia greca, altri dal latino, io sono del parere che derivi dal greco ευρυς col significato di vasto, esteso, spazioso

La nostra Europa occupa uno spazio che visto dall’alto sembra esiguo, circa 10.000.000 chilometri quadrati forse geograficamente e matematicamente si potrebbe definire piccolo ma quanto grande è di cultura, di storia di tradizioni! 

L’Europa, intesa come Unione Europea, è una Regione che unisce ben 27 Stati o meglio che dovrebbe riunire Paesi di origini, storia e lingue diverse. Riunire. Sembra quasi un’utopia, ma io all’Europa ci credo anche se l’Europa nel passato più di una volta mi ha deluso e continua a deludermi. 

Sì abbiamo un Parlamento Europeo, un diritto comunitario che può essere applicato al pari dei diritti interni di ogni Paese, Commissioni e commissari che dovrebbero amministrarci o almeno redigere quelle leggi necessarie alle quali tutti i Paesi Membri dovrebbero sottostare, delle leggi comuni. Ma purtroppo manca quel senso etico di alcuni politici che non considerano il loro percorso una missione da condividere, ma una proiezione di sé stessi come personaggio pubblico singolo. 

Questo potrebbe giustificare questa incapacità di arrivare a prendere sane decisioni ad esempio per la tutela dell’infanzia. Alcuni agiscono per sé stessi, altri pensando solo al loro Paese e non al Bene Europeo.  

Forse mi sfugge qualcosa…ma non si riesce a capire perché si preferisca spendere enormi somme per gli armamenti e per inviare armi a Paesi Esteri.  Al di là di ogni equivoco, non mi schiero con nessun Paese Estero, cioè non Europeo, ma non posso fare a meno di confrontare quanto sta avvenendo ora in Europa con quanto accaduto nel periodo compreso tra il 2012 e il 2019 in Grecia. 

In Europa poco si è saputo della crisi greca tra il 2012 e il 2019

In quel periodo in Grecia si faceva la fame. E la Grecia era parte dell’Europa e data la sua posizione al confine tra Occidente e Oriente avrebbe dovuto spaventare l’Europa una possibile crisi politica ed economica. Ma la crisi c’è stata e chi come me l’ha vissuta, si meraviglia di quanto poco fosse conosciuta in Italia e in altri Paesi Europei. Ignoranza e indifferenza

Non facevamo notizia quando noi, e tra noi metto anche l’anziano che si nutriva di scarti di cibo visto che la pensione non era stata dimezzata ma “trimezzata”, noi cittadini normali cercavamo di portare avanti le nostre professioni, facendo salti mortali affinché i bancomat ci sputassero dalle loro bocche di alluminio la dose di denaro ovvero la cifra stabilita dal Governo di Sinistra, 60 euro in teoria, perché in realtà spesso gli euro sputati erano 50 o addirittura 40 dal nostro conto corrente. 

Non erano regalati, ma erano nostri soldi guadagnati col lavoro. Preciso che se in una banca avevamo più di un conto, non veniva preso in considerazione. La “dose” era solo una. Vivevamo col terrore che si ripetesse anche in Grecia quanto avvenuto a Cipro, paese europeo, nella primavera del 2013. In una notte avvennero prelievi forzati dai conti correnti con depositi superiori ai 100.000 euro e banche chiuse

Anche in Grecia le banche rimasero chiuse dal 29 giugno al 20 luglio 2015 e la Borsa Titoli sbarrata sino al 3 agosto. Dopo un anno nel luglio 2016 il prelievo consentito dai nostri conti, e sottolineo nostri, non era più giornaliero, ma mensile, 1.680 euro e con cifre differenti si arrivò al 1 ottobre 2018 quando si pose fine al “Capital Control dopo 3 anni e 4 mesi.

Non festeggiammo. Io preparai la valigia. I nostri conti in mancanza di lavoro e economia zero si erano prosciugati.  Come ha potuto il Parlamento Europeo venire meno alle sue stesse leggi?  All’articolo 17 comma 1 del Trattato dell’Ue stabilisce che ogni cittadino ha il diritto di godere della proprietà dei beni che ha acquistato legalmente, di usarli, di disporne e di lasciarli in eredità

È assurdo. L’esperienza ci ha insegnato che ogni crisi economica non è quantificabile solo in numeri, ma in mancanza di etica, di morale. Mi spiace per chi è semplice cittadino e sta subendo la guerra di qualsiasi etnia sia. Lo capisco. Capisco l’ansia. L’angoscia, la tristezza, il senso di impotenza. Ma non è con le armi che si pone fine ad una guerra, ad una battaglia. L’ antica tragedia greca ce l’ha insegnato. Impegniamoci a soluzioni alternative. 

Non sprechino i nostri rappresentanti europei il tempo a decidere quanto investire nel nuovo armamento da inviare, o peggio se prendere questo denaro dalle tasche dei cittadini, perché sarebbe il caos in casa nostra stavolta. E un cittadino onesto ma malcontento o derubato può rappresentare un pericolo. È necessario che chi di dovere oggi stesso converga le energie nel risolvere quei problemi che ci complicano la vita come la mancanza di una sanità adeguata, un’istruzione da considerarsi tale, un lavoro per noi europei in primis, alimentazione adeguata e una vita degna di Paesi che hanno una storia differente ma un presente comune e anelano ad un futuro più stabile. 

Per arrivare a questo bisogna spendere denaro. Io lo definisco investimento. Il tutto se ben si guarda è una catena. La catena in Grecia si era spezzata e nessun fabbro europeo si era preoccupato di aggiustarla, anzi si aggiunsero anelli. Cricchi di debiti. Faceva comodo a qualcuno o alcuni? Non oso pensare a quel sì veritiero. La corsa agli armamenti, la spesa per essi sono anelli di una catena. Più armamenti si danno più verranno richiesti, più sarà necessario dare per uscirne fuori. 

Il governo del Centro Destra in Grecia si è subito schierato con l’Europa di cui sulla carta ne fa parte, quindi ha inviato armi in Ucraina giustificando al cittadino preoccupato che nulla avrebbe tolto alle provviste greche. L’ombra della Turchia resta. Come dimenticare la storia?  Non ho sentito italiani preoccuparsi delle riserve di armi restate nei depositi italiani dopo l’aiuto mandato in Ucraina. 

In Europa c'è anche la Grecia. Ricordate la crisi del 2015?

In Grecia sì. Se ne parla. È il Paese confinante con l’imprevedibile Turchia dove proprio in questi giorni il popolo scende in piazza a favore del Sindaco di Costantinopoli (Istambul) arrestato insieme ad altre decine di persone perché sembra abbia espresso pareri in contrasto con il governo. La Grecia non gode di un’economia florida, la crisi non è acqua passata. 

Il Paese soffre di problemi interni, il popolo è sfiduciato e le strade sono testimoni di affollati cortei di contestatari della politica in atto dimenticando che gli errori e lo stato del Paese sono conseguenze di anni e anni di paraeconomia, di partiti al governo di ogni colore che non si sono mai impegnati in programmi attuabili e progetti veri per lo sviluppo dell’industria, dell’economia, del benessere di tutto il Paese. 

Durante la crisi, non avendo la Grecia industria locale ed essendo state bloccate le transizioni bancarie con l’Europa e con l’Estero, la Grecia era diventata una statua reale non mitologica. Immobile. Nell’estate 2024 il quotidiano Kathimerini aveva pubblicato un interessante articolo su una ricerca svolta in Europa, dalla quale si poteva capire come i greci si ponevano rispetto alla guerra tra Russia e Ucraina.  Il 63 % della media europea era a favore dell’entrata in Europa dell’Ucraina, la Grecia era sotto la media europea, il 57%, uno dei valori più bassi. Riguardo all’aumento dell’aiuto militare solo il 28% dei greci era favorevole, al contrario della media europea del 45%. Per l’accoglienza degli Ucraini, il 46% era favorevole in misura maggiore alla media europea del 43%, ma rispetto ad un aiuto economico il 40,5% della media europea si confrontava con un valore alto il 48%dei greci. I quali non vogliono che la Grecia venga coinvolta militarmente né che si inviino armi. 

Secondo gli ultimi dati dell’Eurostat riguardo all’accoglienza profughi ci sono in Grecia 32.570 profughi ucraini, ovvero 3,5 ucraini ogni 1000 abitanti che godono di protezione, di abitazione, di accesso al lavoro e all’ istruzione, pochi viene detto se si rapportano ai valori europei ovvero 9,5 ucraini ogni 1000 abitanti. Ma come l’Italia anche la Grecia deve giornalmente occuparsi degli immigrati provenienti da Africa, Medio Oriente, Asia. Ma è ragionevole calcolare una media europea?  Si possono mettere tutti i Paesi in un unico cesto quando il cesto ha i buchi? Prima mettiamoci all’opera per tessere bene il cesto riempendo con fili non più di fragile paglia ma d’acciaio tutti i buchi in casa nostra, nella nostra Europa e dopo, guardiamoci intorno, stendiamo la mano se necessario verso altre case anche se sono in un “quartiere” diverso dal nostro con l’intenzione di offrire un aiuto ma per la Pace.