(di Giorgio Massignan) Venerdì scorso, la Giunta ha approvato l’ipotesi di intervenire sul Piano d’Area Quadrante Europa (PAQE), attraverso il Progetto Preliminare del PAT (Piano Assetto Territoriale). 

La vicesindaca, in quella sede ha ribadito che si seguiranno le linee programmatiche che indicano il contenimento dell’uso del suolo e la rigenerazione delle aree urbane e industriali dismesse. Ha inoltre sostenuto che tutti i nuovi progetti saranno esaminati e/o riesaminati per verificare se sono conformi ai nuovi principi e indicazioni. 

Ovviamente, dopo il voto in Consiglio comunale, le modifiche del PAQE dovranno essere votate dalla Regione.  Ha poi aggiunto che i progetti in parte attuati, come quello della Marangona, andranno avanti senza problema alcuno.

Si chiude la stalla dopo che i buoi sono scappati

Questa decisione di rivedere il Paqe, arriva troppo in ritardo. Infatti, è da quasi tre anni che la vicesindaca è sollecitata a intervenire in Regione per tentare di modificare le scelte del PAQE, perché non coerenti con il contenimento dell’uso del suolo e decise in momento economico, sociale, culturale e ambientale molto diverso dall’attuale. Ma nulla si è mosso. 

Era evidente che gran parte del futuro urbanistico del nostro territorio dipendeva dalle destinazioni d’uso del PAQE. Sarebbe stato opportuno e doveroso intervenire da subito in Regione per modificarlo sostanzialmente e per adeguarlo alle esigenze attuali.  

Così come si sarebbe dovuto iniziare la mappatura di tutte le aree industriali dismesse, per valutare la loro rigenerazione nel complesso del PAT ed evitare un ulteriore consumo di suolo. 

Infine, la buona disciplina urbanistica consiglia di pianificare il territorio a cosiddette “bocce ferme”. Ma così non è stato e il Consiglio comunale, prima ha deliberato la trasformazione dell’area agricola della Marangona in edificabile e solo successivamente sono iniziati gli studi per il nuovo PAT. Non si è capita la fretta di destinare il milione e mezzo di mq di campagna della Marangona all’edificazione di capannoni e centri logistici. Una così grande area agricola, vicina a decine di aree industriali dismesse, andava definita attraverso una pianificazione organica e complessiva del territorio comunale. Si è voluto decidere prima del PAT il consumo di molto suolo e non si sono rigenerate le aree industriali dismesse della ZAI.

Come si suole dire: “si chiude la stalla dopo che i buoi sono fuggiti”.