Stefano Gottardi, segretario generale Uil Fpl di Verona replica alla precisazione dell’Aoui di Verona circa la lite violenta avvenuta giovedì scorso al Pronto Soccorso di Borgo Trento. L’azienda ospedaliere specificava che lo scontro non è stato fra 2 pazienti in attesa bensì tra uno già dimesso ed uno senza fissa dimora e che le guardie giurate presenti non possono intervenire in caso di violenze.
Il sindacato fa notare che ormai in tutti i Pronto Soccorso, come in molte altre realtà, non si parla più solo di carichi di lavoro insostenibili o di turni massacranti in quanto i sanitari sono sempre più spesso coinvolti in aggressioni, litigi tra utenti in stato di disagio, conflitti tra persone con problematiche psichiatriche o senza fissa dimora. Tutto questo accade regolarmente nelle sale d’attesa, senza che vi sia un sistema di sicurezza realmente efficace a tutela degli operatori e degli stessi pazienti.

“Se, come dichiarato, le guardie giurate non sono autorizzate a intervenire in certe circostanze, e il personale sanitario non può e non deve assumersi responsabilità che non rientrano nelle proprie mansioni cliniche, chi garantisce la sicurezza negli ospedali?
Dobbiamo forse restare a guardare passivamente finché la situazione non degenera?” chiede Stefano Gottardi.
Uil. Chi garantisce allora la sicurezza negli ospedali?
“È inaccettabile che si scarichi implicitamente sul personale sanitario la responsabilità della gestione dell’ordine pubblico, a scapito della loro sicurezza e della qualità dell’assistenza. Ogni intervento improvvisato da parte di un sanitario per contenere una lite o un’aggressione rappresenta un rischio legale, fisico e professionale”.
Senza considerare, nota il sindacalista della Uil, che il personale sanitario italiano è tra i meno retribuiti in Europa.
“È paradossale pensare che questa condizione venga accettata come “normale” da chi coordina i servizi, tanto da arrivare – come accaduto durante l’intervista del 4 febbraio su Canale 5 al primario del Pronto Soccorso – a evocare con ironia l’idea di “sanitari karateki”. Non si può banalizzare un problema tanto serio con battute o slogan”.
Chiediamo interventi immediati e strutturati, a partire dall’introduzione di figure specializzate nella sicurezza, da una formazione adeguata ad affrontare le emergenze non sanitarie e, soprattutto, da una presa in carico chiara e concreta da parte della direzione aziendale. Il personale sanitario non può più essere lasciato solo.