Zaia incassa il no della Corte Costituzionale. Non è d’accordo, ma non ci può fare niente. E allora s’attacca alla data delle elezioni. Tutto previsto.
Il ragionamento del governatore è semplice: siccome la legge regionale, al contrario di quella nazionale, stabilisce che le elezioni si devano fare in primavera, bisogna prolungare di 6 mesi la legislatura regionale. C’è quindi un conflitto sul quale deciderà il Consiglio di Stato. Tradotto in termini politici: Zaia non vuol mollare la carega e cerca di prolungare il più possibile la sua permanenza a Palazzo Balbi. Ma la bocciatura della Consulta non prevede nessun premio di consolazione.

Cavilli giuridici a parte, aveva detto a più riprese che gli sarebbe piaciuto essere lui, che le ha portate in Veneto, a tagliare il nastro delle Olimpiadi del 2026. Aspirazione comprensibile, ma del tutto personale. E che in ogni caso non può prevalere sulla legge.
E’ mai possibile che un politico intelligente come Zaia non capisca che se è stabilito che la legislatura duri 5 anni non è prolungabile per qualsivoglia motivo?
Quella in corso, l’11ª, che scadeva a maggio 2020, era stata prolungata di 4 mesi per il Covid, una causa di forza maggiore. La classica eccezione che conferma la regola. Perciò, proprio per rispettare la scadenza dei 5 anni si concluderà il 20 settembre 2025. Se si dovesse dare retta a Zaia e la si prolungasse di altri 6/7 mesi il risultato sarebbe che l’11ª legislatura durerebbe quasi 6 anni. Una follia ed un vulnus istituzionale che potrebbe costituire un pericoloso precedente.
Zaia pensa a un premio di consolazione
Ma la legge elettorale veneta, si lamenta Zaia, prevede che le elezioni avvengano in primavera. Ma così dicendo si dà la zappa sui piedi perché è una norma obsoleta che non dovrebbe più esistere. Una volta esisteva anche per le politiche, ma era ritagliata su una società che non c’è più. Allora il legislatore aveva pensato che per favorire l’afflusso alle urne bisognasse evitare l’inverno, quando la neve, il gelo e il maltempo avrebbero potuto costituire un ostacolo a raggiungere i seggi a piedi o in bicicletta. Allora erano in pochi ad avere la macchina e il riscaldamento dell’atmosfera era ancora tutto da venire.
Ma oggi? Che senso ha? Anzi, avviene esattamente il contrario. Quando c’è bel tempo la gente se ne va fuori città per il weekend. Altro che elezioni in primavera!
Piuttosto bisognerebbe chiedere al Consiglio Regionale del Veneto perché non l’ha cancellata. Altro che elezioni in primavera! Si fanno quando tocca. Punto e basta.