Il Servizio sanitario nazionale non gode di buona salute. Lo sanno tutti. Soprattutto quelli che vivono al Sud, dove l’organizzazione sanitaria funziona peggio. Lo sa chi è costretto ad andare ad un qualsiasi Pronto Soccorso, dove è costretto ad attese estenuanti. Ma lo sanno bene anche tutti quelli che a causa delle liste d’attesa sono costretti a rivolgersi alla sanità privata pagandosi di tasca propria visite e cure. Fin qui è tutta cosa nota.
E si sta facendo poco o nulla per porvi rimedio. Ma il modo c’è. Anzi ce ne sono sostanzialmente due. Il primo, quello più semplice, è di fare -tanto per restare in tema- una bella iniezione di miliardi per portare la spesa sanitaria italiana a livello europeo. Ci rompono le palle tutti i giorni per adeguarsi all’Europa in questo e in quello, ma quando si tratta di farlo per la salute dei cittadini, allora dell’Europa non gliene frega più niente. Eppure i soldi ci sono. Basterebbe destinarli alla sanità. E invece preferiscono mandarli altrove.
Allora, se non vogliono spendere quel che serve per il servizio sanitario universalista, cioè quello che garantisce, o meglio che dovrebbe garantire, cure gratis a tutti, altra via non c’è se non passare ad un sistema misto, ricorrendo alle assicurazioni, magari garantite dalla Stato. In questo modo il principio universalista non sarebbe abbandonato, ma reso effettivo con il contributo dei cittadini che hanno più possibilità.
Certo sarebbe bello poter dare tutto a tutti. Ma ormai non ce la fa più nessun paese. E figuriamoci l’Italia. Ma noi preferiamo far finta che tutto funzioni e che non ci sia bisogno di alcuna riforma per non urtare la sensibilità sociale di quelli che hanno la puzza sotto il naso e vengono colti da un attacco isterico al solo pensiero che la riforma sanitaria del 1978 possa essere ritoccata.
Servizio sanitario universalista ma non per i denti
Solo che nessuno si ricorda mai che il nostro servizio sanitario proprio universalista non è dall’inizio. Per il semplice fatto che le cure odontoiatriche non sono contemplate. Ovvero, in realtà il sistema qualcosa passa a chi ha un reddito minimo. Ma solo visite, estrazioni, devitalizzazioni, cure canalari, ablazioni del tartaro. E anche l’applicazione di qualche protesi mobile, però a pagamento, anche se ridotto. Tanto che gli italiani spendono 8 miliardi all’anno per curarsi i denti. Il Ssn 85 milioni.
E anche in questo caso l’asino casca sui tempi di attesa e sulla limitatissima disponibilità di strutture e personale. Il risultato è che se uno ha mal di denti o deve metterli per masticare deve avere i soldi per andare dal dentista. Se no deve stare senza. Con tutti i danni che ne conseguono per la salute e per i rapporti sociali. Ormai essere senza denti è un segno inequivocabile di disagio economico. E questo socialmente non è giusto. Quindi il servizio sanitario che abbiamo è universalista a parole, perché poi nei fatti la gente va dal dentista privato. E quelli che non hanno abbastanza soldi per pagarselo, con tutte le garanzie che i dentisti italiani offrono, se ne va in Croazia o in Albania per pagare di meno. Con tutti i disagi e i rischi del caso.
Allora non sarebbe più corretto, più sociale, più equo che attraverso un sistema misto saltassero fuori anche le risorse per le cure dentistiche? Ormai sé acquisizione universale della medicina che la salute orale è parte integrante della salute generale. Allora come si può pensare che questa non venga tutela da un sistema che in linea di principio afferma che tutti hanno diritto ad essere curati gratuitamente? O la bocca, la porta d’ingresso dell’organismo, l’organo dove si svolge la prima digestione del cibo, con il quale parliamo e assumiamo l’acqua, indispensabile per la vita, vogliamo continuare a considerarla un optional?