Mostra dedicata a Vittorio Carradore, maestro della pittura di paesaggio, dal 28 settembre al 18 ottobre alla Sala Birolli, nel suggestivo quartiere Filippini di Verona.
“Visioni contemporanee tra natura e sentimento” è il titolo della vasta esposizione del pittore veronese, precisamente di San Bonifacio. L’evento, che rappresenta un’importante occasione per il ritorno dell’artista nella sua città natale dopo una lunga assenza, offrirà una panoramica delle sue opere più recenti, con circa sessanta quadri, molti dei quali presentati per la prima volta al pubblico.
Carradore, saldamente radicato nella tradizione pittorica veneta, si inserisce in una lunga linea di artisti che, dalla scuola del Settecento di maestri come Canaletto e Bellotto fino ai pittori dell’Ottocento, hanno saputo unire natura e sentimento nelle loro rappresentazioni. Una sorta di filo conduttore dove è cambiato lo stile ma è rimasto immutato il desiderio di cogliere dalla luce i significati più reconditi. Le sfumature del cielo e i toni della terra, l’armonia serena di chi la popola, infondono così attimi di poesia in ognuna delle sue opere, siano esse di natura incontaminata che testimoni del passaggio e della presenza dell’uomo.
È in questo solco che l’opera di Carradore rappresenta una rilettura contemporanea della tradizione paesaggistica: l’artista omaggia la sua terra attraverso una pittura che mescola contemplazione e modernità.
Federico Martinelli spiega la mostra di Carradore
Lo storico dell’arte Federico Martinelli, curatore della mostra, nella selezione delle opere ha inteso mettere in luce come l’artista adotti una tavolozza vivace e al contempo controllata, combinando l’audacia delle avanguardie artistiche con la delicatezza del chiarismo, stile caro agli artisti lombardo – veneti del Novecento.
Il curatore, inoltre, mette in luce come «nelle stagioni si rivelano gli stati d’animo che fanno parte della nostra vita» e il comune sentire che nell’opera di Carradore, permette l’accostamento con grandi maestri del Novecento: dalle sue tele, infatti, risuonano echi di artisti come Gino Rossi e Umberto Moggioli, soprattutto nel modo di trattare il paesaggio «in cui i colori si fanno veicolo di emozioni, inquietudini, tormenti e desideri, tonalità trattate come fossero sentimenti, passando da cromie accese e forti a toni più sommessi, ma sempre con una vena poetica sospesa tra sogno e realtà.».
È Martinelli a far notare il modo “musicale” con il quale Carradore alterna le tonalità, come se la sua tavolozza fosse uno spartito. «Carradore ci immerge nelle stagioni: primavera, con le tonalità fresche e vivaci, i verdi intensi simbolo di fertilità e rinascita; estate, nella quale l’artista porta tutto il calore che rispecchia il culmine massimo del ciclo della natura; autunno con il cambio di passo e l’esplosione cromatica, stagione nella quale il verde si accosta ai gialli, agli arancioni e al rosso; inverno, dove eccelle nella sfida del bianco e del monocromo rivelando un abbraccio di tinte tenui dal grigio al blu, fino al viola e al marrone.»
Carradore non è solo un raffinato paesaggista, ma anche un narratore dell’anima. I suoi soggetti semplici e quotidiani veicolano una profonda riflessione sui valori autentici del mondo rurale, fatto di lavoro, affetti e tradizioni. Ogni quadro si trasforma così in un racconto visivo, una celebrazione della terra e dell’uomo che la coltiva, in un equilibrio che esprime rispetto e simbiosi.
La mostra è un’occasione per riscoprire non solo l’opera di Carradore ma anche la ricca tradizione della pittura di paesaggio veneta che, pur ancorata al passato, continua a rinnovarsi offrendo nuove prospettive sulla nostra relazione con il mondo che ci circonda.
L’esposizione sarà visitabile da martedì a giovedì dalle 15 alle 19 e da venerdì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 19. L’ingresso è libero.