Un vero boom di richieste, così la scadenza per la presentazione delle offerte è stata prorogata al prossimo 29 ottobre. Per la Fimer – nome storico delle rinnovabili italiane – si va velocemente verso un nuovo futuro. I tre commissari straordinari – l’avvocato veronese Maurizio Ascione Ciccarelli (nella foto d’apertura e già presidente di Agec) assieme ad Eugenio D’Amico e Gerardo Losito – sono riusciti a tempo di record a sciogliere la matassa che aveva ingabbiato la società lombarda leader degli inverter a stringa, componente oggi strategica per lo sviluppo delle comunità energetiche, del fotovoltaico “domestico” e nell’automotive (tanto nelle vetture che nelle colonnine di ricarica).

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Nominati il 7 novembre 2022, i tre commissari a cui è il Mimit ha affidato la gestione diretta dell’impresa, hanno dovuto districarsi fra le richieste dei fornitori rimasti impagati, la domanda sempre robusta dal mercato, la gestione amministrativa di ben 24 consociate estere e la necessità di trattenere in azienda gli skill professionali più interessanti per garantire il mantenimento del  know how raggiunto negli anni scorsi. Spiega Maurizio Ascione Ciccarelli: «Grazie ad accordi col sistema finanziario si è potuta garantire la continuità produttiva in tutto il mondo raggiungendo così un fatturato a fine 2024 di circa 150 milioni€».

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L’offerta di vendita riguarda lo stabilimento produttivo toscana di Terranova Bracciolini (AR), brevetti (oltre seicento) e certificazioni e le sei consociate estere rimaste dopo la cura dimagrante imposta dai commissari. Si tratta di sei società operative in mercati in continua espansione: India, Singapore, Taiwan, Turchia, Stati Uniti e Australia. Soltanto l’India ha un previsionale per l’anno in corso di oltre € 100 milioni di fatturato.

Fimer, in vendita 600 brevetti ma salvaguardata l’occupazione

Il potenziale acquirente – oltre all’offerta economica – dovrà garantire gli attuali livelli occupazionali: 266 ingegneri e tecnici, un quarto di quelli che aveva Fimer in Italia e all’estero nella sua fase di massima espansione.

«I problemi di Fimer – aggiunge Maurizio Ascione  – non derivano da una carenza di tecnologia o dall’assenza di innovazione, ma esclusivamente da una crisi finanziaria legata alla tumultuosa crescita degli ultimi anni, dopo l’acquisizione nel 2019 del ramo solare dalla multinazionale svedese ABB. Fimer è passata da un fatturato di 40 milioni ad uno di 340 – realizzando anche impianti grandiosi come la centrale fotovoltaica di Città del Messico – senza riuscire però a far collimare sempre l’organizzazione con le necessità del mercato. Una difficoltà di gestione resa ancora più complicata dall’emergenza Covid che ha “tagliato le gambe” alla riorganizzazione che si stava realizzando».

Diversi nel passato erano stati i tentativi di acquisizione di Fimer da parte di gruppi industriali anche internazionali senza arrivare però al closing decisivo.

Fimer, entro pochi mesi la nuova proprietà

« Resta intatto – rimarca l’avvocato veronese esperto in crisi aziendale  – il valore strategico di Fimer nell’evoluzione attuale del mercato: i nostri prodotti, in particolar modo gli inverter a stringa, rendono fattibile un’autonomia strategica nazionale nel settore delle rinnovabili favorendo la rapida diffusione delle comunità energetiche e la crescita dell’autoproduzione da parte delle famiglie italiane. Di straordinaria importanza l’altissimo livello di ingegnerizzazione e sviluppo tecnologico dei prodotti di Fimer, elementi riconosciuti in tutto il mondo e che durante la gestione in amministrazione straordinaria ci hanno consentito di partecipare ai principali eventi fieristici mondiali, presentando nuovi prodotti lanciati sul mercato nell’ottica di una riacquisita credibilità».

La previsione è di arrivare ad un nuovo proprietario già nei primi mesi del prossimo anno.