Più che un super-cuneo fiscale quello che assai probabilmente  manca è una corretta retribuzione del lavoro e questo non ha ripercussioni soltanto sulla qualità della vita dei tecnici che lavorano nelle nostre industrie, ma soprattutto nel prossimo futuro: paghe basse non porteranno certo nuove leve ad interessarsi del lavoro in fabbrica distruggendo un patrimonio di competenze e di qualità unico al mondo. Con un solo risultato: il trasferimento della manifattura italiana oltreconfine.

Per questo è estremamente interessante la ricerca che Matteo Gaddi del Centro Studi FIOM – “Salari e profitti nella metalmeccanica veronese” –  ha presentato nel corso della recente assemblea provinciale del sindacato metalmeccanico della CGIL.

Il tema non è nuovo: chi ha i capelli grigi ed ha seguito le cronache sindacali degli Anni Ottanta e Novanta ricorderà le battaglie dell’allora sindacato unitario FLM sul salario in un contesto, allora, di profonda trasformazione e difficoltà per l’industria veronese ed italiana. Oggi invece le imprese metalmeccaniche venete nel 2023 hanno realizzato 3,831 miliardi di euro di utili netti nel 2023, si tratta di un risultato enorme, che segna una crescita di quasi l’80% rispetto al 2019 (anno pre-Covid).

Anche le imprese metalmeccaniche veronesi sono andate molto bene dal punto di vista dei profitti: nel 2023 hanno registrato quasi 607 milioni di utili netti.

Al contrario i salari hanno visto una crescita molto più moderata: a livello regionale i costi del personale sono aumentati complessivamente del 20% circa, mentre a Verona di meno del 18%.

Il Valore Aggiunto prodotto, grazie al lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori veneti e veronesi è stato così sempre più assorbito dai profitti, piuttosto che dai salari che, invece, non sono cresciuti.  

Qualche esempio di imprese con utili record:

•          Piva Group: 18.171.000 euro, con Ebitda sulle vendite pari al 19,64%;

•          Aermec: 23.764.000 euro, con Ebitda sulle vendite quasi all’11%;

•          Pedrollo: 38.347.000, con Ebitda sulle vendite pari a 30,1%

•          Franke: 27.776.000, con Ebitda sulle vendite pari a 7,13%

«Abbiamo analizzato i bilanci delle imprese metalmeccaniche che hanno sede legale a Verona e in Veneto – spiega Matteo Galdi – per capire se l’andamento dei salari e dei profitti era analogo al campione che abbiamo analizzato a livello nazionale e possiamo dire che anche nel caso di Verona abbiamo registrato negli ultimi quattro anni una crescita impressionante dei profitti delle aziende e, al contrario, una crescita molto più modesta dei salari.

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Nel 2023 le imprese metalmeccaniche di Verona, hanno realizzato oltre 600 milioni di utile netto con una crescita rispetto al 2019 di oltre il 77%, mentre invece i salari sono cresciuti solamente del 17%.

Questo ovviamente si è riflesso in una distribuzione del Valore Aggiunto creato molto più favorevole verso i profitti che non nei salari perché mentre nella parte di valore aggiunto che è andato ai profitti è cresciuta dell’8%, quella che è andata ai salari si è ridotta di 8%.

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In sintesi, ben il 70% del nuovo Valore Aggiunto creato tra il 2019 e il 2023 è stato assorbito tutto dai profitti.

Quindi – conclude Matteo Galdi –  i profitti realizzati dalle imprese Veronesi sono molto significativi e dimostrano, insieme alle altre analisi fatte a livello sia regionale che nazionale, che i margini per degli incrementi salariali, come quelli che sono stati chiesti di 280 euro nel nuovo contratto nazionale, sono ampiamente assorbibili dai bilanci delle imprese metalmeccaniche».

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«Le sfide che nell’immediato futuro riguarderanno il recupero del potere d’acquisto sia con la contrattazione nazionale e il rinnovo dei nuovi CCNL sia perseguendo la contrattazione aziendale di secondo livello nelle singole realtà metalmeccaniche del nostro territorio.   Ci aspettano mesi di lotta e impegno, ma sappiamo di essere dalla parte giusta della Storia e continueremo a lottare perché tutti e tutte possano avere una vita dignitosa e un lavoro sicuro e correttamente retribuito» sottolinea il segretario generale della Fiom veronese Martino Braccioforte.