Venerdì 8 novembre, presso la sala interna della Porta Palio a Verona, Andrea Scarabelli presenterà il suo libro, Vita avventurosa di Julius Evola. L’incontro, che inizierà alle ore 18, sarà arricchito dagli interventi di Abbondio Dal Bon, Curzio Vivarelli e Giovanni Perez.
Questo volume colma una lacuna per ciò che concerne la biografia di Julius Evola, a 50 anni dalla scomparsa di uno tra i punti di riferimento principali, ancor oggi, di quella concezione del mondo che, con una certa approssimazione, possiamo definire di “Destra”, ma che più correttamente viene definito “Tradizionale”.
Peraltro, simili occasioni rappresentano altrettante opportunità di replicare ai tentativi dell’industria culturale di sinistra di perpetuare sé stessa, nonostante il fatto che le sue mitologie si rivelino sempre più fallimentari, risultando perciò del tutto ingiustificati taluni complessi di inferiorità manifestati da coloro che assurgono anche agli onori delle cronache politiche.
Scarabelli, nonostante la sua giovane età, può considerarsi uno dei più accreditati studiosi dell’opera evoliana e tra i migliori promotori, insieme a Gianfrando de Turris, Giovanni Sessa e altri ancora, della “Fondazione Julius Evola”, curandone l’archivio, le pubblicazione, le iniziative che, proprio quest’anno, si sono moltiplicate un po’ in tutta Italia.
Questa fondamentale e miliare “vita avventurosa” di Evola, attenendosi ad una messe enorme di testimonianze e documenti spesse volte inediti, sfata in maniera definitiva quelle letture del tutto tendenziose che ne hanno fatto il “maestro cattivo” per eccellenza, l’occulto ispiratore dell’eversione di destra, al punto che in una recente puntata di una nota trasmissione di inchiesta, lo ha definito come un pensatore nazista, senza nemmeno rendersi conto dell’assurdità e falsità di una simile accusa.
L’Autore si è altresì guardato dal giustificare una sorta di mitologia evoliana, che ebbe a suo tempo una certa diffusione, soprattutto tra coloro che si arrestavano ad aspetti parziali, assolutizzandoli. In realtà, Evola si occupò di molti orizzonti ideali, dall’arte alla filosofia, dall’esoterismo alla storia delle religioni, dalla politica alle discipline orientali, ed eleggendo quale filo conduttore tutte quelle discipline spirituali, ivi compreso l’alpinismo, che lo avvicinò al celebre Domenico Rudatis, le quali indicano nella realizzazione interiore, nella conquista del proprio “Regno interiore”, il proprio obiettivo principale.
Evola fu davvero un pensatore di respiro e livello europeo, le sue ricerche incrociando, giovanissimo, quelle dei futuristi e di Tristan Tzara, di Arturo Reghini, René Guénon, Ernst Jünger, Carl Schmitt, Mircea Eliade, Massimo Scaligero, Emilio Servadio.
C’è quanto basta, in queste brevi note, per capire che l’ l’inattualità di Evola,, il suo essere estraneo e contrario al pensiero attualmente dominante, e che spiega l’ostracismo radicale nei suoi confronti, durerà fino a quando i tempi saranno nuovamente maturi per un ritorno rivoluzionario a quei Principi della Tradizione che, per definizione, dimorano non nel tempo, ma nell’eternità.