Secondo l’Istat nel 2023, primo anno post-Covid la spesa sanitaria, dopo l’incremento avuto durante la pandemia, è diminuita dai 130,8 miliardi del 2022 ai 130,2 del 2023, pari allo 0,4%. Il riferimento è al 2023 perché è l’ultimo anno per cui i dati sono disponibili.
E’ invece aumentata la spesa sanitaria a carico delle famiglie che nel 2023 ha superato i 40,6 miliardi, pario all’1,7% in più rispetto al 2022.
Nel 2023 la spesa sanitaria corrente, sommando quella pubblica e quella privata, è stata di 176 miliardi dei quali il 74% a carico del Ssn e il 26% direttamente dalle tasche dei cittadini.
Il 7,6% ha rinunciato a curarsi. Nel 2019 erano stati il 6,3%, con un aumento preoccupante. Liste di attesa e motivi economici le prime cause.
Nel 2022 c’erano complessivamente 4,2 medici/1000 abitanti,
Ci sono 6,7 medici di medicina generale/10 mila abitanti e sono il 15,7% dei medici totali. Il 77% ha più di 55 anni, che in prospettiva significa un calo ulteriore nei prossimi anni. La media degli assisti è di 1301 per medico di famiglia.
Il numero degli infermieri e delle ostetriche è da molti anni insufficiente: 6,8/1000 abitanti.
L’Istat dice la verità sulla spesa per la sanità
Sono dati noti, non delle novità. Questa volta sono stati comunicati dal presidente dell’Istat nel corso delle audizioni alla camera e al Senato nell’ambito della discussione sulla legge di Bilancio. La preoccupazione è che, nonostante l’Istat, la Corte dei Conti, i sindacati dei medici e degli infermieri e gli esperti del settore continuino ad avvisare che se non vengono aumentate le risorse destinate alla sanità il sistema è destinato a collassare, il governo continui a curarlo con l’aspirina.
E’ vero che se siamo arrivati in queste condizioni la responsabilità è degli esecutivi che l’hanno preceduto. Si è cominciato a sbagliare con il numero chiuso a medicina e s’è continuato per quasi 20 anni a non assegnare al sistema sanitario le risorse necessarie. Ma la salute è al primo posto negli interessi degli italiani. L’opposizione lo sa bene e la critica sulla politica sanitaria del governo è l’unico elemento forte che la unisce. Se la Meloni non coglie la gravità della situazione e non interviene in maniera pesante, offrirà ai suoi detrattori un’arma potentissima.