Sono ormai diversi anni che Verona è la peggior provincia del Veneto per la raccolta differenziata dei rifiuti. La media regionale è del 76,2%, la migliore d’Italia. Ma Verona è ferma al 50%. Non ci facciamo una gran bella figura.
Secondo i dati dell’Amia nei quartieri e nei comuni dove esiste la raccolta porta-a-porta la raccolta differenziata arriva al 75%. Niente male. Ma dove si vanno a conferire le immondizie ancora nei cassonetti il 60% finisce in quello verde dell’indifferenziata. Il che significa che la maggior parte dei nostri concittadini, pur avendo a pochi centimetri di distanza il cassonetto dell’umido, della carta, della plastica e del vetro, non fa neanche la fatica di allungare il braccio e butta tutto nel secco, sbattendosene allegramente di tutti i discorsi sulla difesa dell’ambiente e sull’inquinamento.
La raccolta porta-a-porta è quella che garantisce il massimo rispetto della differenziazione. Tuttavia a fronte della resa ai fini del risultato presenta dei punti critici, come, ad esempio, la conservazione dell’umido specie d’estate. E per questo può rappresentare una seccatura. Ma è l’unico sistema che garantisce il risultato data la scarsa collaborazione dei veronesi.
Entro il 2026 tutta raccolta differenziata
L’Amia ha in programma di introdurre gradualmente l’uso dei cassonetti controllati elettronicamente, in modo da costringere anche i menefreghisti ad osservare le regole dello smaltimento rifiuti. Comunque entro il 2026 tutta Verona sarà a raccolta differenziata.
Poi, come osserva un grande esperto del settore, bisogna anche prendere le statistiche con le pinze. Perché non sempre ad un’elevata raccolta differenziata corrisponde uno smaltimento differenziato. Ma questo è un problema che sta a valle e che compete le aziende che i rifiuitimli raccolgono. Noi, come cittadini, abbiamo il dovere di agevolare la razionalizzazione dei servizio. E non si tratta solo di una questione ambientale, ma anche di un problema economico che in ultima analisi va a pesare sulle tasche di tutti noi.