La sentenza della Corte Costituzionale riapre la questione dell’Autonomia differenziata che, referendum a parte, pareva ormai chiusa. Con le prescrizioni della Consulta la legge tornerà in Parlamento e se ne rallenterà l’applicazione di qualche anno, come prevede il ministro della Giustizia Nordio. Insomma una bella fregatura per chi l’Autonomia la attende da anni. Unica conseguenza positiva della sentenza, sempre a detta di Nordio, l’annullamento del referendum abrogativo, perché le modifiche richieste dalla Corte Costituzionale, ne rendono nulla la richiesta.
Sembrava che una volta approvata la legge l’obiettivo fosse stato centrato. Ma i nemici dell’Autonomia sono dappertutto. Ce ne sono a sinistra, ma anche a destra. Ce ne sono nel mondo della politica, ma anche in quello dei sindacati, delle associazioni professionali e delle istituzioni. E questo era da mettere in conto.
Ma adesso, pur rispettando la prescrizione della Consulta, e in previsione di una nuova battaglia parlamentare per bloccare il processo autonomista, è arrivato il momento di reagire.
Autonomia. Italiani di seria A e di serie B
E siccome la miglior difesa è l’attacco, sarebbe anche ora di mettere in discussione l’Autonomia speciale della Sicilia, della Sardegna, della Val d’Aosta, del Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige visto che molti esponenti contrari alla riforma e molti firmatari del referendum abrogativo sono proprio di quelle regioni.
Con quale faccia negano ai Veneti o ai Lombardi quell’autonomia di cui loro godono da più di 70 anni? Sono almeno 7 anni, ma potremmo dire qualche decennio, che aspettiamo l’Autonomia, sopportando pazientemente tutte le manovre per ritardarla.
E allora è arrivato il momento di denunciare il vero problema e cioè che in Italia ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B, ovvero quelli che possono godere dell’Autonomia e altri ai quali è preclusa con una scusa o con l’altra.
E allora, come dice il proverbio, a brigante, brigante e mezzo!
Togliamo l’autonomia speciale alla Sicilia, alla Sardegna, alla Val d’Aosta, al Friuli Venezia Giulia e alla provincia autonoma di Trento. Non a quella di Bolzano perché tutelata dal trattato De Gasperi-Gruber con l’Austria.
E spieghiamo agli elettori che gli statuti speciali di queste regioni non hanno più ragione di esistere. In Sicilia si sono esaurite le spinte indipendentiste che nel dopoguerra avevano generato l’autonomia speciale come compromesso. Se la Sardegna è un isola non significa che dia diritto ad uno status speciale. Per la Val d’Aosta il fatto che esista una minoranza linguistica francese in un contesto di Unione Europea non ha più senso. E il Friuli Venezia Giulia non più l’ultimo lembo militarizzato del mondo libero che lo rendeva un cul de sac meritevole di una condizione speciale.
Non ci volete dare l’Autonomia differenziata? E allora togliamo anche le Autonomie speciali.