(p.d.) Flavio Tosi ha iniziato a fare politica giovanissimo. Progressivamente è diventato consigliere comunale, consigliere regionale, assessore regionale, sindaco, deputato nazionale ed ora europeo. La sua storia politica si è snodata nel centrodestra: dalla Lega, che lo ha visto fra i leader nazionali, a Forza Italia di cui oggi è segretario regionale. E’ allora particolarmente interessante, dall’osservatorio privilegiato dell’Europarlamento, una sua valutazione politica sull’elezione di Trump a presidente degli Stati Uniti.
La vittoria di Trump avrà effetti sulla destra europea?
«Più che sulla destra europea, – risponde Tosi- avrà certamente effetti sull’Europa sul piano politico, economico, commerciale e militare. Ci siamo sempre appoggiati agli Stati Uniti, ma Trump giustamente dice ‘America first’, perché questo vogliono gli americani: quindi è il momento che l’Europa diventi grande. Tradotto: serve un’Europa politica, nucleare, con una politica estera e una difesa comune. Un’Europa certamente amica degli Usa, ma finalmente autonoma. E più forte, coesa e unita anche sul piano economico e commerciale. I dazi di Trump non avranno ripercussioni nel breve-medio periodo per le nostre imprese, perché comunque gli Stati Uniti su determinati prodotti non sono autosufficienti e per un po’ continueranno a importare. Ma dobbiamo farci trovare pronti nel medio-lungo periodo».
Trump è un fenomeno a sé
Che cosa dovrebbe diventare la destra nella nuova era Trump? Quali valori, quali alleanze, quali politiche, quale narrazione?
«Non considero Trump ‘di destra’ – tiene a precisare subito l’europarlamentare veronese – , Trump è un fenomeno a sé, unico, nella politica americana. Se proprio lo vogliamo definire, al netto della sua immagine sopra le righe, è un conservatore liberale, un imprenditore, un uomo pragmatico che conosce l’economia. Si tenga conto poi che la cultura politica degli Stati Uniti è molto diversa da quella europea. In Europa sono nati il liberismo e il liberalismo, assi portanti del centrodestra europeo. In Europa e in Italia il centrodestra è plurale e tale rimarrà: costituito da più anime che sono amiche e alleate, ma mantengono la loro specificità e identità, i loro valori, un loro linguaggio.
È una ricchezza. Per i meccanismi della legge elettorale proporzionale, in Europa non è ancora possibile oggi avere una vera maggioranza di centrodestra, tuttavia gli equilibri stanno cambiando: noi del Ppe adesso abbiamo maggior peso e questo ha già sortito i suoi effetti, stiamo mandando in soffitta l’estremismo green dei Verdi e dei socialisti alla Timmermans. E alla nostra destra dialoghiamo con i Conservatori Riformisti di Giorgia Meloni, questo ci permette di indebolire i socialisti».
Partendo da quanto promesso in campagna elettorale, Trump farà la pace in Ucraina o appalterà la guerra all’Europa?
«Cercherà di creare le condizioni per la pace. E come ha detto il nostro vicepremier e ministro degli Esteri Tajani, Russia e Ucraina si devono sedere attorno a un tavolo e cominciare a parlare. Però è innegabile che l’esperienza ucraina ci insegna ciò che affermavo prima: l’Europa deve diventare più forte e autosufficiente sul piano geopolitico».