(di Bulldog) L’Opsv di Unicredit su BancoBpm per Verona è la conferma del flop della classe dirigente di questa città incapace di avere una visione strategica dagli Anni Novanta in poi. Vedere nascere la più grande banca europea e sapere che fra i suoi fondatori vi sono la Cassa di risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona e la Banca popolare di Verona fa rabbia più che orgoglio.
Rabbia perché questa operazione avremmo dovuto guidarla dalla nostra citta e non assistervi come piccoli azionisti o come prossimi esuberi o spettatori della prossima, ancora più marcata, desertificazione bancaria.
Andrea Orcel – AD di Unicredit – parla di nuova stagione ed avrà certamente ragione: di nuova occupazione di qualità e di nuove opportunità per le imprese. Non c’è ragione di dubitare. Ma quelle opportunità e quel lavoro di qualità saranno principalmente a Milano e non qui.
Della “grande finanza” veronese sono rimaste solo macerie. Basta rileggerne la fine nel bellissimo libro-inchiesta “Schei in fumo” di Ivano Palmieri.
Ma in mezzo a tanta desolazione qualche fiore è rimasto: il credito cooperativo qui ha ancora dei validi esempi : le BCC mantengono radicamento, valori e lavoro. Non le vedremo sponsor della Coppa Davis o della Coppa America ma molto più utilmente della polisportiva che tiene impegnati i nostri ragazzi o della associazione no profit che aiuta i nostri disabili e i nostri anziani.
Non vedremo super manager alla prima della Scala, ma direttori di filiale coi quali parlare dei nostri mutui sapendo che fra sei mesi saranno ancora lì e non impegnati in un tour senza fine fra le mille filiali del colosso europeo.
Non vedremo grandi operazioni finanziarie ma investimenti oculati nelle piccole imprese che sorreggono le nostre comunità.
Alla fine il nostro risparmio, il nostro lavoro è giusto che rimangano qui, a generare nuova ricchezza a casa nostra.
Le grandi banche veronesi non ci sono più? Meglio così, teniamoci strette quelle davvero nostre, quelle che sono rimaste fedeli al loro mandato, alle loro origini, a quello spirito mutualistico che ha fatto di una Verona povera una delle capitali economiche del nostro continente. Le nostre banche di credito cooperativo sono l’ultima barriera prima della definitiva colonizzazione.