Continua la mobilità sanitaria da Sud a Nord. Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto le regioni più attrattive. Specie con i loro ospedali provati accreditati e convenzionati, per il 72%. Lo ha comunicato ieri il direttore generale dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per il sevizio sanitario regionale, Domenico Mantoan presentando i dati del 2023 al ministero della Salute.
Rispetto al 2019 il fenomeno è in calo: da 707.811 siamo passati 668.145 ricoveri.
C’è però una nuova tendenza. Il “turismo sanitario” persiste per le cure ad alta complessità (+12%), mentre per quelle a medio-bassa c’è un’inversione, poiché gli italiani restano negli ospedali vicini al luogo di residenza.
Mobilità soprattutto verso i privati
In ogni caso le strutture private rimangono la meta preferita anche per le cure di complessità medio-bassa.
Sono soprattutto le malattie di competenza ortopedica e del tessuto connettivo quelle che spingono alla mobilità.
Il costo degli spostamenti dei loro abitanti è costato alle regioni di provenienza 2,88 miliardi. Il che si traduce in minori disponibilità per la sanità locale. In pratica è il gatto che si morde la coda.
E’ poi necessario aggiornare le tariffe dei Drg che sono ferme da 20 anni, un blocco che vale 4 miliardi. Vanno aggiornate, sia per il pubblico che per il privato accreditato.
Mantoan, commentando i dati, ha anche messo in guardia da una possibile evoluzione futura, partendo dalla considerazione che esiste una direttiva europea che consente la mobilità fra gli stati. Fra 10 anni, ha osservato, potrebbe avvenire che ci troviamo a considerare la mobilità sanitaria fra Italia e altri paesi dell’Unione.