(di Bulldog) L’abbiamo scritto nel caso della tragica morte di Moussa Diarra in Stazione Porta Nuova: siamo dalla parte delle forze dell’ordine, senza se e senza ma. Questo non vuol dire impunità, vuol dire fiducia nella professionalità e nell’abnegazione di migliaia di donne e uomini che ogni giorno sono “lì fuori”, in strada, a garantire la nostra sicurezza. Lo so che è molto facile nei giornali e soprattutto nella politica tramutare ogni incidente che coinvolge un agente di polizia in un nuovo caso George Floyd.
E’ bello inginocchiarsi “in memoria delle vittime del razzismo istituzionale perpetrato dalla polizia”; è bello affermare che “alla domanda di aiuto si è risposto con una pallottola“. E’ facile farlo, non costa nulla e si incassano titoli gratis sui quotidiani e sui social media. Ma non è corretto.
E chi lo afferma, e chi lo riporta acriticamente assai spesso – anche qui ci ripetiamo, ahinoi – non ha mai fatto un turno di guardia su un’altana; non hai svolto un servizio di ordine pubblico; non ha mai protetto col proprio corpo il luogo più sacro della democrazia, i seggi elettorali. Non ha mai fatto un turno di notte e generalmente alle quattro di mattina o dorme beato nel suo letto o si sta divertendo da qualche parte. Chi non ha fatto quanto sopra, prima di parlare a vanvera di “militari indegni di indossare la divisa” come ha fatto l’onorevole Ilaria Cucchi oggi, di “uso spropositato e illegittimo della forza” estremizzando quanto detto dall’assessore alle varie ed eventuali del Comune di Verona, Jacopo Buffolo, o di “linguaggio inappropriato” usato nelle radio di servizio durante un inseguimento dovrebbe pensarci su tante volte.
E dovrebbe stigmatizzare non chi è costretto all’uso della forza sulla base di un preciso codice operativo, ma chi genera le situazioni di rischio. Chi aggredisce la Polizia municipale col coltello e minaccia di morte un poliziotto; chi accoltella i passanti e rifiuta di deporre le armi e vuole, anzi, aggredire chi vuole fermarlo; chi non si ferma di notte ad un posto di blocco e fugge guidando come un pazzo nelle vie di una città mettendo a rischio sé stesso e gli altri.
Dovrebbe stigmatizzare chi ha curato la formazione di queste persone – la scuola italiana che almeno in un caso evidentemente non è stata capace di insegnare le basi del comportamento civico – e chi ha accolto senza discernimento immigrati irregolari scaricandoli sulle spalle delle comunità locali, ovvero dei cittadini, anche in presenza di evidenti problemi psicologici o peggio.
La polizia deve poter esercitare la forza quando è necessario e nel rispetto di procedure chiare e sotto la supervisione dei propri responsabili sapendo che poi ogni caso verrà valutato da un magistrato indipendente. Illuminante in questo la saggezza del padre di Ramy (il ragazzo morto nell’incidente fra un motorino in fuga e una gazzella dei Carabinieri a Milano) e il suo rispetto per le regole costituzionali della nostra Repubblica. E siamo certi che prima di sparare un agente ci pensa su tante volte.
Quindi, basta cazzate: qui di George Floyd e di razzisti dell’Alabama non ce n’è. Una politica seria dovrebbe affrontare e risolvere i problemi e non cavalcarli sperando in un titolo in più…