La Protezione civile? deve andare alle dipendenze della Regione se vuole essere tempestiva ed efficace. A sottolinearlo il sindaco di Soave (Comune più volte alluvionato negli ultimi anni), Matteo Pressi. Un trasferimento di competenze che ora può ripartire, dopo la recentissima sentenza della Consulta, seppur a valle di un procedimento sul quale era già stato intavolato un fitto dialogo tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione del Veneto, congelato in attesa di conoscere le determinazioni della Corte Costituzionale.
Soave, negli ultimi 15 anni assieme alla vicina Monteforte d’Alpone, ha pagato il prezzo più alto nella grande alluvione del Veneto del 2010, al quale è seguita una serie di altri eventi, da ultimo quello del 16 maggio 2024, di portata più limitata grazie agli effetti benefici delle opere di difesa dell’abitato nel frattempo realizzate.
Così il sindaco di Soave Matteo Pressi: <<La notizia che arriva dalla Corte costituzionale è certamente positiva. Ora non ci sono più alibi. È urgente riaprire immediatamente la trattativa con lo Stato su tutte le materie, come chiesto dal Presidente Zaia. Si può ripartire con il trasferimento al territorio della gestione delle emergenze di Protezione Civile, tema sul quale finora si è registrata la chiusura del ministro Musumeci, argomentata anche con la pendenza del giudizio della Consulta>>.
Una richiesta, quella di Pressi, maturata alla luce dell’esperienza concreta: <<da sindaco di Soave, anche in occasione dei recenti eventi alluvionali del maggio 2024, ho denunciato la lentezza con la quale il Dipartimento della protezione civile della presidenza del Consiglio dei Ministri opera. Certamente, una gestione regionale di questa funzione assicurerebbe maggiore celerità di intervento in momenti tanto delicati, garantendo risposte puntuali ai cittadini e alle imprese>>.
Risposte che secondo il sindaco di Soave dovrebbero riguardare tanto la fase emergenziale, quanto la fase immediatamente successiva al verificarsi delle calamità naturali: <<ad esempio – continua Pressi – in occasione degli allagamenti del 16 maggio 2024, la dichiarazione dello stato di emergenza da parte dello Stato è avvenuta solo il 30 luglio, quindi con un mese e mezzo di ritardo. Senza questo documento governativo, alcune assicurazioni non coprono i danni e i cittadini devono scegliere se rimanere per 45 giorni con le abitazioni o le aziende distrutte o avviare subito i lavori rischiando però di perdere il ristoro assicurativo>>, conclude Pressi.