Domenica 2 febbraio ingresso gratis alla mostra di giocattoli d’epoca in Fiera
Chissà dove si è perduto l’animo lieto dell’infanzia, quando il primo pensiero era il gioco e anche le guerre le facevano solo i soldatini. Con le guerre che incombono e la pace così difficile da conquistare sono in molti a chiedersi perché l’adulto dimentichi in fretta la felicità, quello stato d’animo che ci avvolgeva quando giocavamo con le macchinine sui corridoi di casa, o con le bambole sulle morbide poltrone del salotto, o ancora sognando di arrivare dall’altra parte del mondo con il trenino elettrico in partenza sul tappeto della camera da letto.
Chi vorrà rivivere quelle emozioni potrà visitare gratuitamente domenica 2 febbraio dalle 10 alle 15 la Fiera Verona, dove si terrà la 77^ Borsa Scambio Modelli e Giocattoli d’Epoca, la più longeva manifestazione sui balocchi del Novecento, iniziata nel lontano 1980, prima con cadenza annuale e poi semestrale, e richiamando ogni volta collezionisti e appassionati da tutta Italia, spesso anche da Francia, Austria, Germania, Croazia. Tutta gente che è diventata grande ma ha saputo ritagliarsi nel cuore un angolino di felicità, prezioso talismano per vivere meglio.
Quella di Verona è la più variegata delle Borse Scambio nazionali perché riesce a richiamare collezionisti di varie tipologie: ci saranno i cultori delle auto, i fermodellisti, le appassionate di bambole, i cacciatori dei giocattoli anni Ottanta, i collezionisti di Lego e balocchi di legno, di giostre colorate e tanto altro ancora.
Tutti insieme formeranno un esercito compatto -ma non come quelli agguerriti che da anni affollano i telegiornali- per traghettare i partecipanti, soprattutto il pubblico, in una dimensione diversa, quasi terapeutica, e ritrovare qualche ora di serenità.
Sarà come rivedere un vecchio film in bianconero, di quelli a lieto fine, seminando gioco e fantasia, e raccogliendo, se non proprio felicità, almeno lietezza. Scriveva Pablo Neruda: «Nella mia casa ho riunito giocattoli grandi e piccoli, senza i quali non potrei vivere. Il bimbo che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che era dentro di sé e che gli mancherà molto».