Il tumore della mammella rappresenta la neoplasia più frequente. In Italia nel 2024 sono stati stimati quasi 54.000 nuovi casi ed è la principale causa di mortalità nella donna. L’ULSS9 ha organizzato negli anni numerosi incontri, convegni e iniziative allo scopo di sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione in ambito senologico.

«La strategia vincente è la prevenzione, che avviene con lo screening mammografico», spiega la dr.ssa Giovanna Romanucci, Responsabile UOSD Breast Unit ULSS 9. «Si tratta di un servizio riservato alle donne nella fascia d’età dai 50 ai 74 anni, con un abbassamento della fascia d’età a 45 anni prevista nel corso del 2025, e prevede l’erogazione di una mammografia gratuita con metodica tomosintesi biennale, con invito ricevuto via lettera oppure con accesso spontaneo contattando il centro screening

Alla diagnostica senologica si accede con impegnativa del medico di base. Tale accesso potrebbe essere preventivo o a seguito del quesito diagnostico, in caso di indicazione clinica. Tra un esame preventivo e l’altro, è inoltre indispensabile l’esecuzione dell’autopalpazione che permette di conoscere la struttura del proprio seno e quindi di poter cogliere precocemente qualsiasi cambiamento. L’esame può essere effettuato una volta al mese tra il settimo e il quattordicesimo giorno dall’inizio del ciclo e rappresenta un primo strumento di prevenzione del tumore del seno, ma da sola non è sufficiente e deve essere abbinata al controllo da parte del medico e agli esami consigliati.». 

L’impegno della Ulss 9 per la prevenzione e la cura del tumore della mammella

I numeri indicano che la prevenzione porta a un sensibile aumento della sopravvivenza delle donne a cui è stato diagnosticato un tumore alla mammella. L’ULSS9 nel 2024 ha erogato 61.527 indagini preventive di cui 46.985 indagini di screening e 16.000 di senologia. 

7 i punti di erogazione di screening mammografico in tutta la provincia: San Bonifacio, Legnago, Bovolone, Villafranca e Bussolengo e in città in via Poloni e a Marzana).

«Nel 2024 sono state fatte oltre 500 nuove diagnosi di tumore della mammella – prosegue la dr.ssa Romanucci – con un progressivo abbassamento della fascia d’età ma con un sensibile aumento della sopravvivenza, stimata intorno al 92% a 5 anni, grazie alla diagnosi precoce e ad un miglioramento del percorso di cura». 

«La scelta del percorso terapeutico dipende da diversi fattori», specificano la dr.ssa Chiara Benassuti, Responsabile UOSD Chirurgia Senologica dell’Ospedale di San Bonifacio, e il dott. Roberto Sandrini, Responsabile UOSD Chirurgia Senologica dell’Ospedale di Legnago. Tali fattori, legati sia alla paziente sia alle caratteristiche della neoplasia, vengono discussi e affrontati dalla Breast Unit caso per caso, in modo da garantire per ogni paziente il miglior trattamento possibile.

L’impegno della Ulss 9 per la prevenzione e la cura del tumore della mammella

«La Breast Unit, dove noi lavoriamo, è un gruppo multidisciplinare e multidimensionale. Tanti gli specialisti coinvolti: radiologo, chirurgo senologo, chirurgo plastico, oncologo, radioterapista, anatomo patologo, medico nucleare, psicologo, fisiatra, genetista, infermiere di percorso e, quando necessario, ginecologo, dietista… Tutti professionisti che, unendo la loro esperienza, identificano un percorso diagnostico-terapeutico-riabilitativo personalizzato per ogni singolo caso, ponendo la donna al centro delle cure ed accompagnandola in tutte le sue fasi».

Spesso l’intervento chirurgico rappresenta la terapia iniziale del tumore del seno ed è finalizzato alla rimozione dei tessuti malati. 

«Se possibile, si ricorre alla chirurgia conservativa, che consiste nell’asportazione di una piccola parte di ghiandola mammaria dov’è presente la malattia, preservandone l’integrità della maggior parte», spiegano ancora Benassuti e Sandrini. «Grazie alla diagnosi precoce, spesso la neoplasia è talmente piccola da non risultare palpabile; il centraggio pre-operatorio, eseguito dalla radiologa, garantisce la precisa identificazione ed asportazione della lesione al momento dell’intervento. Qualora si renda necessario procedere all’asportazione completa della mammella (mastectomia), solitamente viene risparmiata gran parte della cute (mastectomia skin sparing) e talvolta anche il complesso areola capezzolo (mastectomia nipple sparing). Qui entra in campo la stretta collaborazione con il chirurgo plastico che è in grado di offrire tutte le tecniche ricostruttive per ottenere il miglior risultato estetico senza rinunciare minimamente ad un intervento oncologicamente corretto».

Quando viene programmata una mastectomia, la paziente esegue sempre una visita pre-operatoria con il chirurgo plastico per la proposta ricostruttiva. La ricostruzione può essere immediata, quando viene fatta nello stesso intervento della mastectomia, o differita in un secondo momento, secondo il caso clinico specifico.

L’obiettivo è offrire a tutte le donne la possibilità di ricostruire il proprio seno sia con materiali protesici sia con i propri tessuti. Il nostro chirurgo plastico è in grado di offrire tutte le tecniche ricostruttive per garantire ad ogni donna la sua tecnica ideale. 

Nella nostra Ulss 480 interventi per tumore della mammella

L’attività della chirurgia senologica è in costante aumento. Nel 2024 sono stati eseguiti quasi 700 interventi dei quali 480 per neoplasia, più di 100 interventi di chirurgia plastica senologica (sia immediata che differita), circa 100 interventi per patologia mammaria benigna ed il trattamento degli ascessi mammari in fase acuta.

«Ogni paziente ricoverata – illustrano i due Responsabili delle UOSD di Chirurgia Senologica – viene vista dalla fisioterapista che esegue un counseling post operatorio e la consegna di un opuscolo informativo con i suggerimenti di come comportarsi una volta a casa per facilitare il recupero. In caso di persistenza di disturbi, dopo l’intervento viene eseguita una visita fisiatrica con la possibilità di programmare un ciclo di fisiokinesiterapia individuale. 

A fine percorso di cura viene proposta la ricostruzione del complesso areola capezzolo con un piccolo intervento chirurgico. A breve verrà eseguito anche il tatuaggio del complesso areola-capezzolo con la micro pigmentazione cutanea. La presenza della genetista permette la valutazione delle pazienti malate con familiarità e, quando indicato, l’esecuzione di un test genetico che viene inviato in un centro HUB di riferimento. In caso di test genetico positivo le pazienti vengono prese in carico e, dopo scelta condivisa dai diversi professionisti yinsieme alle stesse pazienti, vengono indirizzate a follow up stretto o intervento di mastectomia profilattica con ricostruzione. A seconda dell’età della paziente, lo specialista ginecologo propone uno stretto follow up o l’annessiectomia bilaterale (rimozione chirurgica di uno o di entrambi gli annessi uterini) per via laparoscopica».

«Un lavoro delicato, il nostro – concludono i due Responsabili – dedicato alle persone che la malattia rende vulnerabili, e proprio per questo bisognose di professionalità, competenze tecniche, organizzazione e sicurezza… ma anche di umanità, accoglienza ed empatia: parole “magiche” che fanno la differenza».