Ha un nome complicato ma causa un sintomo tanto semplice quanto dirompente nella vita quotidiana. Si tratta della sindrome epilettica gelastica, dal greco gelo, riso, altrimenti detta del “riso sardonico”. È un disturbo neurologico che provoca spasmi facciali che portano a ridere in maniera incontrollata anche in situazioni in cui non è appropriato, con perdita di contatto con la realtà e possibili crisi epilettiche complesse. Fattori impattanti nella normale vita di relazione.
L’Unità operativa di Neuroradiologia ha guarito un ragazzo veronese, Federico Orlandi di 21 anni, che dall’età di 2 manifestava episodi di riso nelle situazioni di tensione. Crescendo, i sintomi sono aumentati accompagnati anche da vuoti di memoria. Per prima in Europa, l’équipe veronese ha trattato con successo il paziente che oggi è completamente guarito e senza compromissione della memoria, con un netto miglioramento del sonno, delle attività lavorative e ha ottenuto il nulla osta e già conseguito la patente di guida.
![Neuroradiologia. Guarito ragazzo con ‘riso sardonico epilettico’ senza chirurgia open 1 Neuroradiologia. Guarito ragazzo con ‘riso sardonico epilettico’ senza chirurgia open](https://www.giornaleadige.it/wp-content/uploads/sites/2/2025/02/Da-sinistra-Ricciardi-Nicolato-Sala-Bonetti-Carlucci-Orlandi-Petralia-Bravi-e-Zanoni-1024x576.jpg)
Gli amartomi ipotalamici sono malformazioni cerebrali che causano queste crisi. Sono lesioni cerebrali che attivano in maniera irregolare alcune aree del cervello legate allo stato di coscienza e alla capacità di interagire con l’ambiente. Le crisi resistono a qualsiasi trattamento farmacologico anche con i più avanzati farmaci anti-epilettici. Trattamenti chirurgici alternativi, anche di recente introduzione, richiedono l’apertura del cranio e l’introduzione di strumenti (endoscopi o fibre ottiche) per raggiungere fisicamente la lesione.
Al posto dell’intervento chirurgico tradizionale open, al paziente è stata proposto il trattamento MRgFUS che è più preciso, mininvasivo e senza cicatrici. Tramite l’utilizzo di ultrasuoni, guidati dalla Risonanza Magnetica, si raggiunge con precisione millimetrica la zona del cervello da trattare, per surriscaldare il tessuto che causa le crisi fino a distruggere le cellule malate e interrompere i circuiti nervosi iperattivi.
Il trattamento MRgFUS è normalmente utilizzato per curare il tremore come sintomo isolato e nei malati di Parkinson, restituendo indipendenza nelle attività quotidiane e sicurezza nelle attività sociali a chi è affetto da queste malattie relativamente frequenti.
L’utilizzo fuori dai protocolli per il trattamento della lesione che determinava l’epilessia gelastica, è stata autorizzata con apposita procedura dal Comitato Etico Veneto e dal ministero della Salute, oltre che dal consenso informato del paziente.
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Bravi, direttore generale: “La mia principale soddisfazione è che il nostro ospedale e i nostri specialisti hanno permesso a un ragazzo di 21 anni di tornare serenamente alla sua vita e al suo lavoro. Questa è la punta dell’iceberg della qualità dei nostri professionisti e dell’efficacia dei nostri investimenti, che in attrezzature ad oggi sono un patrimonio di circa 200 milioni di euro. Anche per questo siamo fra i primi 10 ospedali in Italia. Il Servizio Sanitario Nazionale deve fare anche questo, investire le risorse pubbliche per guarire malattie anche rare permettendo a un giovane il ritorno a una vita normale e al suo lavoro. Questa è la medicina personalizzata con il paziente al centro di una équipe multimediale. Non a caso le nostre Unità Neurochirurgiche e Neuroradiologiche hanno una attrattività di quasi il 50% di attrattività da fuori regione”.
Carlucci, direttore sanitario: “Ancora una volta, si conferma la consolidata vocazione della nostra Azienda alla multidisciplinarietà e alla collaborazione fra professionisti che porta a questi successi. In questo caso sono intervenute diverse Unità di due Dipartimenti: Neuroscienze e Diagnostica. Specialisti di alto livello e tecnologia avanzata sono le leve che hanno permesso di essere primi in Europa”.
Federico Orlandi, il paziente guarito: “La mia vita è cambiata completamente. Prima era anche impossibile lavorare o prendere la patente, ma soprattutto adesso vedo finalmente più tranquille le persone a cui tengo di più, genitori e fidanzata. È stata un’avventura, ma tutti i medici mi hanno accompagnato in maniera impeccabile anche se a volte capivo le loro preoccupazioni. Ho vissuto episodi imbarazzanti, a scuola o giocando a calcio. A volte io non ricordavo nemmeno che fosse successo e quando ero con qualcuno che non mi conosceva cercavo di stare in disparte”.