Il Ministero della Salute ha un nuovo Piano ridurre le liste d’attesa per i prossimi 3 anni. Per garantire la trasparenza delle prestazioni gli utenti del Ssn potranno consultare informazioni sui tempi di attesa per visite specialistiche e interventi.

Verrà costituita una piattaforma nazionale delle liste d’attesa per interconnettere le liste di attesa regionali e monitorarne l’andamento sia per il sistema pubblico che per il privato accreditato.

Se le Asl non riescono a garantire la prestazione nei tempi massimi di attesa secondo la classe di priorità indicata dovranno comunque soddisfare la richiesta del cittadino cercando soluzioni alternative ricorrendo alla libera professione o al privato.

Viene escluso il rimborso a posteriori di queste  prestazioni eseguite o di quelle eseguite presso strutture private.

Liste d’attesa. I tempi

Le Asl dovranno evadere la richiesta dell’utente e richiamarlo entro 5 giorni per le priorità B (breve), 10 giorni per le visite di tipo D (differibile), 15 giorni per le diagnostiche di tipo D e 20 giorni per le priorità P (programmata).
A loro volta i cittadini dovranno disdire la prenotazione almeno 2 giorni lavorativi prima dell’appuntamento.

Il Piano del Ministero entrerà in vigore dopo l’approvazione delle Regioni che hanno la gestione diretta della sanità.
L’intenzione di accorciare le liste d’attesa, arrivate ad un punto inaccettabile soprattutto per certe prestazioni, è di sicuro una dimostrazione di buona volontà. Ma cercare di razionalizzare le liste con delle nuove regole difficilmente potrà risolvere il problema di base che è la mancanza di medici e di risorse con le quali pagare le prestazioni in libera professione o presso il privato accreditato. Soprattutto se non si provvederà ad eliminare il tetto di spesa per queste ultime strutture che per assicurare tutte le richieste attuali ed eventualmente i flussi deviati da quelle pubbliche non possono certo farlo gratis. Ma per farlo ci vogliono delle risorse che ancora non ci sono nel bilancio della sanità nazionale.