L’agricoltura non riesce a esprimere il proprio potenziale produttivo anche a causa della carenza di principi attivi per la difesa fitosanitaria. Questo è in sintesi quanto emerso durante la Consulta Ortofrutta di Coldiretti Verona che si è tenuta ieri nella sede di Viale del Lavoro alla quale ha partecipato il Responsabile nazionale dell’Organizzazione Lorenzo Bazzana.
“Negli ultimi vent’anni sono state tolte dal mercato un migliaio di molecole lasciando ai coltivatori circa 300 principi attivi utilizzabili – ha esordito Bazzana – e questo, sommato agli eventi atmosferici sempre più estremi e ai costi di produzione sempre più elevati, sta mettendo in seria difficoltà la capacità produttiva della nostra frutticoltura”.
“La difesa della salute umana è sacrosanta – ha specificato l’esperto – e l’agricoltura italiana rimane la più performante in questo senso, dimostrando di saper produrre frutta e verdura a residuo molto vicino allo zero a differenza del resto del mondo. Rimane però la difficoltà di ottenere produzioni performanti anche dal punto di vista quantitativo“.
Il problema, spiega Coldiretti, non è infatti produrre bene bensì produrre abbastanza in modo tale da essere autosufficienti e non essere costretti all’import di prodotti trattati con sostanze da noi proibite.
Il risultato è un costante calo di superficie agricola nella nostra provincia. Secondo i dati relativi agli ultimi dieci anni rilasciati da Veneto Agricoltura e rielaborati dal Centro studi Coldiretti Verona dal 2014 al 2023 si parla di -70% per le fragole (da 900 Ha a 270 Ha), -60% per le pesche (da 2902 Ha a 1166 Ha), -28% per i meloni (da 938 Ha a 673 Ha), -27,5% per i kiwi (da 2887 Ha a 2088 Ha), -23,5% per le ciliegie (1736 Ha a 1328 Ha) e -8% per le mele (da 4418 Ha a 4075 Ha).
“La deriva ambientalista che ha orientato le politiche europee finora deve cambiare rotta e le Linee Guida diffuse dalla Commissione la settimana scorsa fanno ben sperare, ma ora attendiamo i fatti. – ha spiegato Bazzana – Al nuovo Commissario Ue Hansen chiediamo tre cose: che le regole di produzione vigenti in Europa e in Italia siano previste anche per le importazioni da altri Paesi secondo il principio di reciprocità; che non vengano vietati altri principi attivi se prima non si sia trovata una valida alternativa in grado di trattare le stesse fitopatie; infine un’apertura efficace alle nuove tecniche di selezione genetica per avere piante resistenti e resilienti che consentano di sfruttare il vero potenziale produttivo della nostra frutticoltura”.
Durante l’incontro è stato sollevato anche il tema del Mercosur, sul quale Coldiretti ha già espresso piena contrarietà in quanto – afferma Coldiretti – penalizzerebbe gravemente il settore agricolo europeo e italiano con regole disomogenee e concorrenza sleale, alimentando una corsa al ribasso nei costi di produzione, con regole non reciproche in fatto di standard di sicurezza alimentare e ambientale, oltre che di etica lavoristica.
“La ricerca è la strada giusta per risollevare le sorti della nostra frutticoltura – ha detto nel suo intervento Luca De Grandis, Delegato di Giunta Coldiretti per la frutticoltura – ma siamo in un estremo ritardo rispetto alle oggettive necessità. Dobbiamo recuperare terreno al più presto orientando gli studi scientifici ad aumentare la competitività delle nostre aziende”.