Come previsto il consiglio comunale ha deliberato, coi voti della maggioranza e Forza Villafranca, di cancellare dallo statuto la possibilità di proporre un referendum ma i cittadini vedranno potenziata l’opportunità di presentare istanze, petizioni e proposte.. Il presidente Cristiano Tabarelli, come aveva fatto nei giorni scorsi in conferenza stampa, ha ribadito le motivazioni che stavano alla base: «Già di per sè era poco praticabile, perché escludeva moltissime materie in quanto era previsto sostanzialmente il tipo abrogativo e con un costo stimabile attorno ai 100 mila euro».
Decisamente contrario alla cancellazione Paolo Martari: «Il Centrosinistra a suo tempo adottò alcuni istituti, col Centrodestra contrario, per favorire un’integrazione diretta col cittadino. Nella scorsa amministrazione questi istituti sono stati sradicati. Chiedemmo che si desse attuazione o si togliesse il problema. Almeno stavolta la soluzione è almeno più costruita rispetto a quanto disse il sindaco Faccioli banalizzando che costava troppo. Non può essere la valutazione economica a far decidere. Già la gente è distaccata dalla politica. La partecipazione diretta si fa anche con il referendum, come eccezione a quella che è la regola di rivolgersi direttamente agli amministratori. La maggioranza ha eliminato il problema senza sforzarsi di dare voce ai cittadini».
Isabella Roveroni (Pd) ha aggiunto: «Abbiamo una diversa visione. E’ grave che venga cancellato quando purtroppo già l’anti politica sta dilagando».
Luca Zamperini (Lista Tosi) si è astenuto: «Quello propositivo non lo avrei sacrificato. Quello che viene presentato oggi non è il referendum, ma migliora almeno altri aspetti».
Favorevole Marco Dall’Oca (Villafranca sei tu): «Il nostro ruolo è di far crescere la democrazia partecipata e qui si va in questa direzione. Potevamo lasciarlo con tutti i vincoli e di fatto era come se non esistesse».
Concorda Adriano Cordioli (Pdl): «Così si riduce la distanza del cittadino con chi è chiamato a governare. Vengono portate le istanze direttamente in consiglio e strumento di democrazia diretta migliore di questo non c’è. Potevamo tenerlo di facciata».
La conclusione del sindaco Faccioli: «Vi sfido a chiedere ai cittadini chi ha letto il programma è questo deve far riflettere. Chi vince deve esercitare quel programma. Come sarebbe possibile se domattina si svegliano in 3 mila e vogliono cambiare? Se io cambiassi programma, invece, dovrei chiedere a cittadini se gli va bene. Poi, se parliamo di partecipazione attiva, allora anche chi è sotto il 3% avrebbe diritto di stare in consiglio e rappresentare quella fascia di persone, che sono i soliti tre mila necessari per chiedere il referendum».