“Siamo contenti che il dibattito sulla moria del Kiwi si sia spostato in Regione, ma Villafranca ha dimostrato che le prime a muoversi, concretamente e non solo a belle intenzioni, devono essere le amministrazioni locali”. Lo afferma Adriano Cordioli, nella duplice veste di produttore di kiwi e a di consigliere comunale. In questi giorni, infatti, si è sviluppato un forte dibattito sulla moria delle piantagioni di kiwi che sta producendo molti danni nella zona sud occidentale della provincia di Verona. Il nuovo fenomeno di moria per disseccamento ha iniziato a manifestarsi nel 2012, ha causato danni consistenti nel 2013 e li sta causando anche nell’anno corrente. L’origine di questa moria è tuttora incerta, ma al momento gli Istituti di ricerca che sono stati coinvolti propendono per cause non parassitarie ed è stata ipotizzata un’asfissia dell’apparato radicale a causa delle eccezionali condizioni climatiche con piogge consistenti e continue dell’ultimo triennio. Questa moria dei Kiwi si aggiunge alla disastrosa batteriosi che colpisce queste piante, riscontrata in Veneto dal 2010, annata nella quale questa coltura interessava nella nostra regione una superficie complessiva di oltre 3.200 ettari, per una produzione di 76 mila tonnellate, per un valore di 41 milioni di euro. Questa produzione è stata ridotta appunto dal cancro batterico. Ed è proprio agli interventi messi in campo per questo problema che fa riferimento il consigliere Cordioli. “Ad oggi non sono conosciuti metodi di cura della malattia. L’unica possibilità per limitare il fenomeno è la prevenzione, che viene attuata sia con metodi agronomici, sia utilizzando alcuni prodotti fitosanitari. Grazie alla ricerca è stato trovato il sistema di una sorta di convivenza che permetta di portare avanti lo stesso la produzione senza problemi per il frutto che arriva in tavola. E il Comune di Villafranca ha erogato due contributi straordinari di 10.000 euro al Consorzio di Tutela Kiwi di Verona per sostenere il progetto di ricerca, sperimentazione e interventi atti a contrastare la batteriosi. Non ho visto tanti altri Comuni in giro fare lo stesso. Quindi è ora di passare dai buoni propositi ai fatti. Villafranca l’ha fatto”.