Un restauro necessario, improcrastinabile, ma anche un’eccezionale scoperta storica. È questo il risultato dell’intervento di restauro, presentato stamattina, del ciclo di affreschi cinquecenteschi all’interno dell’oratorio di San Rocco. E’ stato curato dalla restauratrice Eleonora Cigognetti, con l’autorizzazione della soprintendenza e la supervisione del dottor Luca Fabbri. L’intervento è stato seguito passo passo da Alfredo Bottacini delegato dalla Fondazione Compagnia Aurora di Villafranca, presieduta da Giancarlo Bellesini, che ha promosso e totalmente finanziato l’intero progetto culturale. Così la Fondazione Compagnia Aurora ancora una volta si è dimostrata sensibile al recupero, alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio storico—artistico di Villafranca.
L’intervento si è rivelato quanto mai urgente. La competenza e la meticolosità di Eleonora Cigognetti ha permesso di salvare e recuperare – ove possibile – gli affreschi.”L’umidità, le infiltrazioni dal tetto e il microclima hanno compromesso la salute degli affreschi – spiega la giovane restauratrice -. Inoltre, alcuni interventi non idonei realizzati nei restauri del 2003 hanno aggravato la situazione. Per il futuro sarà importante una manutenzione costante del Comune sull’edificio e un monitoraggio dello stato degli affreschi”.
Ma è stato anche possibile conoscere meglio le tecniche adottate nel Cinquecento dalla bottega di artisti impegnati a San Rocco ed è stata scoperta un’importante iscrizione, finora sempre sfuggita agli occhi dei tecnici e degli storici dell’arte. Si trova nella fascia architettonica inferiore al riquadro della “Fuga in Egitto”, ed originariamente era dipinta. Purtroppo non è stato inciso l’anno, lasciandoci la datazione aperta e da ricostruirsi attraverso dati indiretti. Comunque l’impercettibile incisione, identificata e rilevata dalla restauratrice Cigognetti durante le operazioni di pulitura e studiata con ricerche d’archivio da Luca Dossi, ha permesso di risalire al committente dell’affresco: tal Matteo Crescimbeni del fu Bartolomeo, che visse intorno alla metà del Cinquecento. “Con una ricerca sui documenti d’archivio dell’epoca – spiega lo storico – possiamo verosimilmente datare l’opera tra il 1580 e i primi del 600. E’ stato fatto un ottimo lavoro di restauro. Bisognerebbe, però, valorizzarlo turisticamente con un percorso culturale a Villafranca partendo dal Castello, dove peraltro ancora non possiamo portare i turisti in visita sulla torre. I beni storico artistici sono il nostro petrolio”.
E’ stata anche restaurata la statua della Madonna, opera lignea policroma del Quattrocento, sicuramente uno dei tesori più preziosi del patrimonio storico-artistico veronese.
“La gente ci dà molto seguendoci numerosi alle nostre rappresentazioni teatrali – commenta Giancarlo Bellesini -e come Aurora abbiamo voluto reinvestire le risorse a beneficio della comunità finanziando i restauri”. Il parroco monsignor Fasani sottolinea l’importanza del contributo dell’Aurora per il restauro di opere culturali e religiose: “Hanno mostrato attenzione e sensibilità verso la cultura che è il fondamento del futuro”.