Urologia. Le patologie uro-genitali del maschio rappresentano una voce importante della spesa sanitaria per l’ampia diffusione che hanno nella popolazione. Inoltre la cura di questi pazienti non riguarda solo l’aspetto clinico ma anche le ricadute psicologiche che ne possono derivare. 

Perciò al convegno che si è tenuto oggi al Crowne Plaza, dal titolo “Focus sulle patologie uro-genitali dell’uomo”, il responsabile scientifico prof Alessandro Antonelli ha previsto anche l’intervento dello psichiatra Vittorino Andreoli.

Urologia. 3 mila interventi

L’Unità operativa di Urologia dell’Aoui, diretta dal prof Antonelli, svolge annualmente più di 3.000 procedure chirurgiche, per tutte le patologie, maschili e femminili. Tra queste oltre 500 interventi per l’ipertrofia prostatica, 100 per le stenosi uretrali, 200 per il tumore della prostata e oltre 500 biopsie prostatiche, 30 per il tumore del testicolo, oltre a 100 procedure per l‘infertilità maschile. Il percorso di questi pazienti prevede il coinvolgimento trasversale di tutte le figure mediche ed infermieristiche che possono contribuire ad una buona cura. Si tratta di valutazioni multidisciplinari uro-radio-oncologiche, consulti radiologici e di medicina nucleare, accesso alla banca del seme, valutazioni fisiatriche e infermieristiche, e tanto altro.

Vittorini Andreoli spiega le ricadute psicologiche

Con un intervento dal titolo “La percezione del maschio oggi”, Vittorino Andreoli ha sottolineato il doppio ruolo dell’urologo. Oltre alla visione specialistica deve anche tenere conto dell’impatto psicologico che il suo intervento provoca sul paziente. Infatti, gli organi che interessano la disciplina dell’Urologia sono caricati di significati psichici. L’intervento dell’urologo coinvolge almeno tre fattori emotivi, il primo è l’ambito dell’Eros e della sessualità. Il chirurgo deve curare la patologia senza dimenticarsi delle valutazioni psicologiche poiché la salute del corpo dipende anche dalla psiche.

Urologia. Andreoli spiega le ricadute psicologiche maschili

Questo aspetto è importante non solo nei pazienti giovani ma anche in vecchiaia, negli anziani la sessualità è percepita in termini meccanicamente diversi rispetto alla giovane età trasformandosi in una “sessualità mentale” più che fisica. Le relazioni degli over 65 hanno una componente sessuale che non deve essere trascurata dall’urologo. Terzo aspetto è quello dei giovani e dell’identità: individuale, di genere e di ruolo/sociale. Potrebbero generarsi conflitti tra la percezione psichica della propria individualità di genere e l’organo sessuale, dal momento che l’identità di genere non è legata esclusivamente ai geni. Questi pazienti vanno rassicurati e l’urologo non deve dimenticare i tanti significati che l’organo può avere sullo sviluppo psichico per non trasformarlo in un “lutto della mascolinità”.

Prof Antonelli: “Quando un paziente si rivolge ad un medico è, per definizione, una persona in difficoltà. Questo è ancor più vero per il maschio italiano che vive generalmente nella convinzione di essere invulnerabile e quindi soffre ulteriormente quando si ammala. Il nostro compito è quindi di accogliere questi pazienti presentando un percorso di cura chiaro e specifico per la patologia, senza mai trascurare il benessere psicologico delle persone. Tutto questo richiede assolutamente una stretta collaborazione con i medici della medicina generale sul territorio, ai quali abbiamo presentato alcune delle condizioni patologiche specifiche e i percorsi che sono stati disegnati presso la AOUI di Verona”.